Il sabotaggio della Segnatura aveva così rallentato l’iter al punto che tanti casi si erano bloccati nei tribunali diocesani mentre invece avrebbero dovuto essere risolti in un unico atto. Ieri mattina Francesco parlando alla Rota Romana ha chiarito una volta per tutte le procedure da attivare se sussistono i fondamenti giuridici e se gli ex coniugi sono d’accordo. Naturalmente l’applicazione delle nuove regole avviene «senza chiedere il permesso o l’autorizzazione alla Segnatura Apostolica». Insomma una sconfessione che probabilmente avrà anche conseguenze anche per chi ha firmato la lettera, il segretario monsignor Giuseppe Sciacca.
Francesco ha ripetuto che spetta solo al vescovo diocesano ad essere «giudice unico» senza bisogno di «passaggi intermedi, senza delegare i tribunali interdiocesani». E ancora. «Il processo breve non è un’opzione che il vescovo può̀ scegliere ma un obbligo che gli proviene dalla sua consacrazione», sicché l’istruttoria della causa va indirizzata al vescovo e non al tribunale. «Affidare l’intero processo breve al tribunale inter-diocesano porterebbe a snaturare e ridurre la figura del Vescovo padre, capo e giudice dei suoi fedeli a mero firmatario della sentenza». Qualcuno in Vaticano si chiede perché la Segnatura Apostolica abbia creato tanta confusione. C’è chi spiega che forse ha voluto dare ascolto alla lobby degli avvocati rotali che, da quando c’è Francesco, fanno fatica ad andare avanti. C’è però anche chi suggerisce che probabilmente il partito dei sabotatori del pontificato è sempre attivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA