Il Papa chiude la Porta Santa: finisce il Giubileo “low cost”

di Franco Garelli
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Lunedì 21 Novembre 2016, 01:04 - Ultimo aggiornamento: 01:05
Un Giubileo a sua immagine, a immagine del Papa. Ecco il bilancio dell’Anno Santo della misericordia fortemente voluto da Papa Francesco. 
Un Anno Santo voluto per sollecitare i credenti e tutti gli uomini di buona volontà ad aprirsi ai valori del perdono, dell’accoglienza, della compassione nelle vicende umane.
C’era molta curiosità e anche un po’ di scetticismo circa la riuscita di questo evento straordinario, per il periodo in cui è stato indetto (denso di insicurezze e di paure collettive), per il poco tempo in cui è stato preparato, per la sua eccessiva vicinanza a quel Giubileo del 2000 che aveva raccolto a Roma folle imponenti di pellegrini richiamati da Papa Wojtyla per dare evidenza alla fede nella società secolarizzata. Tuttavia, questi aspetti critici non hanno condizionato il desiderio di Bergoglio di lanciare una nuova sfida alla sua Chiesa e a tutta la cattolicità: riflettere per un anno intero sulla virtù della pietà e della compassione, operare gesti concreti di solidarietà, fare della “misericordia” lo stile di presenza dei cristiani nel mondo. Di qui l’idea di un Giubileo particolare, più orientato ad alimentare la fede che a far emergere la potenza della chiesa, teso a ritornare all’essenza del vangelo e a riscoprire le cose che contano, capace di portare nel tempo frutti nel cuore e nelle opere dei credenti.

E inoltre, un Giubileo che si celebra in tutto il mondo, disseminato nelle varie diocesi, perché non è necessario recarsi nel cuore della cattolicità per riconciliarsi con i valori dello spirito. Roma rimane la chiesa madre, ma in rete con tutte le chiese locali sparse nei vari continenti, anch’esse chiamate a essere protagoniste di un percorso di conversione e di solidarietà.
Visto dalla prospettiva dell’inquilino di Santa Marta, questo Anno Santo sembra aver rispettato le attese. Anche se il risultato per la città, in termini economici, è rimasto ben al di sotto degli auspici.
Vi è stato un buon flusso di fedeli nelle porte sante delle cattedrali delle varie diocesi del mondo, ma ciò non ha impedito una forte presenza di pellegrini anche nella basilica di San Pietro, che hanno fatto da corona ai molti appuntamenti religiosi e spirituali in cui si è articolato questo Giubileo. Oltre 20 milioni hanno attraversato la Porta Santa, una cifra di poco inferiore a quella registrata nel Giubileo del 2000. Segno questo del carisma di un pontefice che – pur innescando alcune tensioni nelle comunità cattoliche – sta a poco a poco modellando la sua Chiesa, appare in grado di far breccia sui fedeli anche quando propone percorsi spirituali impegnativi, più centrati su un cristianesimo in “uscita” e in dialogo con il mondo che su una fede certezza. 

Il risvolto della medaglia di questa impostazione del Giubileo (così come l’ha voluto il Papa ed è stato interpretato dai molti fedeli) è individuabile in un evento caratterizzato, appunto, da poca risonanza economica e commerciale. Più che in precedenti Giubilei, i pellegrini che quest’anno si sono recati a Roma sembrano aver fatto proprio lo stile del “francescano” Bergoglio, operando un viaggio all’insegna del mordi e fuggi spirituale, di una presenza essenziale, senza contornarla di intenti turistici e culturali. A ciò spinti anche dalla crisi e dall’incertezza delle attuali condizioni di visita, ma soprattutto dal richiamo di un pontefice che da tempo predica una fede che deve essere sobria in un mondo pieno di gente che vive ai margini dello sviluppo, al centro di drammi umani che offendono la coscienza moderna. Insomma: il Giubileo “low cost”, che ha prodotto senz’altro poche ricadute economiche sulla metropoli romana, (di cui si sono lamentati molti operatori privati e pubblici) è anche l’effetto di una Chiesa che intende sempre più purificare la sua presenza sociale.
Del resto, che questo sia l’indirizzo dell’attuale pontefice emerge con tutta evidenza anche dall’agenda degli eventi in cui si è articolato il Giubileo appena concluso. L’Anno Santo ha vissuto appuntamenti di grande rilievo religioso e spirituale, come il Giubileo delle famiglie, dei migranti, le canonizzazioni di santi molto popolari (tra cui Madre Teresa di Calcutta). Ma le manifestazioni conclusive sono state riservate ai poveri, agli emarginati, ai senza fissa dimora. Come a ricordare la logica evangelica che gli ultimi occupano i primi posti nel regno di Dio; o come a riconoscere che soltanto dopo un anno di conversione è possibile per la chiesa onorare quanti sono considerati gli scarti della società.
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