Il Papa ha poi ringraziato in particolare il Presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani per le loro parole introduttive. «Santità siamo qui per ascoltare la sua voce». E così la voce di Papa Francesco si è subito levata alta per difendere i popoli, la gente comune, perchè sostanzialmente incapaci di trovare ascolto presso le istituzioni europee divenute, con il tempo, sorde ai bisogni delle persone. Un problema che ha generato distorsioni e problemi, tra cui i populismi. Il pontefice è convinto che con un surplus di generosità, spirito comunitario, solidarietà si dissiperebbero le spinte centripete.
Ventisette anni dopo la caduta del Muro di Berlino, l'Europa ha perso «la consapevolezza del dramma di famiglie separate, della poverta’ e della miseria che quella divisione provocò». Cosi’ «laddove generazioni ambivano a veder cadere i segni di una forzata inimicizia, ora si discute di come lasciare fuori i ’pericoli’ del nostro tempo: a partire dalla lunga colonna di donne, uomini e bambini, in fuga da guerra e poverta’, che chiedono solo la possibilita’ di un avvenire per se’ e per i propri cari».
La forte denuncia viene consegnata ai 27 capi di Stato. «In un mondo che conosceva bene il dramma di muri e divisioni, era ben chiara l’importanza di lavorare per un’Europa unita e aperta e la comune volontà di adoperarsi per rimuovere quell’innaturale barriera che dal Mar Baltico all’Adriatico divideva il continente. Tanto si faticò per far cadere quel muro! Eppure oggi si è persa la memoria della fatica», ha osservato il Papa rinnovando l’invito a recuperare quello spirito di solidarieta’, «primo elemento della vitalita’ europea», che per Francesco e’ «quanto mai necessario oggi, davanti alle spinte centrifughe come pure alla tentazione di ridurre gli ideali fondativi dell’Unione alle necessita’ produttive, economiche e finanziarie».
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