Papa Francesco: «Proteggere cristiani perseguitati. Il mondo non giri lo sguardo»

Papa Francesco: «Proteggere cristiani perseguitati. Il mondo non giri lo sguardo»
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Lunedì 6 Aprile 2015, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 14:21

La comunità internazionale non sia «inerte e muta» di fronte all'«inaccettabile crimine» delle persone uccise per il solo fatto di essere cristiani: «si stratta di una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari». «Auspico davvero che la comunità internazionale non giri lo sguardo dall'altra parte» di fronte a questi fratelli, «loro sono i nostri martiri di oggi, e sono tanti».

Appello e parole nettissime del Papa sulle persecuzioni dei cristiani, durante il Regina Coeli del Lunedì dell'Angelo, la preghiera che in questo tempo liturgico sostituisce l'Angelus. È la terza volta in quattro giorni - dalla via crucis all'Urbi et Orbi al Regina Coeli - che papa Bergoglio ricorda i cristiani perseguitati, spinto anche dalla ennesima mattanza di giovedì scorso, nel collegio universitario di Garissa, in Kenya.

E la strage in Kenya è stata citata anche dal predicatore della casa pontificia Raniero Cantalamessa nel «Passio» del venerdì santo, e nelle preghiere dei fedeli della veglia pasquale. Oggi il Papa ha insistito su due elementi: uccidere i cristiani è una violazione dei diritti umani, e la comunità internazionale non può girarsi dall'altra parte.

L'altro elemento di riflessione proposto oggi dal Papa è il fatto che è stato Gesù a indicare, subito dopo la Risurrezione, che il Vangelo ripartisse dalle periferie; un tema caro al papa latinoamericano, che ora lo ha fondato nel racconto biblico. Periferia, comunque, sono idealmente anche i cristiani massacrati a migliaia di chilometri dall'Occidente che si vanta difensore dei diritti umani. La terza Pasqua da Papa di Jorge Mario Bergoglio si è snodata tra meditazione, preghiera e attualità. In particolare nella veglia della notte di Pasqua ha invitato a «entrare nel mistero», «ascoltare il silenzio» e «non fuggire davanti ai problemi». «Cercare risposte non banali a ciò che mette in crisi la fede, la fedeltà e la ragione».

Non aver «paura della realtà» e vincere «pigrizia» e «indifferenza». Lo ha fatto riflettendo sugli atteggiamenti dei discepoli dopo la morte di Cristo: dopo una notte passata nell'angoscia, i discepoli restano chiusi nel cenacolo, ma le donne si armano di unguento e vanno al sepolcro per ungere il corpo. Trovano il sepolcro vuoto, saranno le prime testimoni della Risurrezione. A loro Gesù chiede di raccontarlo ai discepoli. E quando Pietro e Giovanni andranno al sepolcro, - ha spiegato nell'Urbi et Orbi - dovranno anche loro «chinarsi», cioè «abbassarsi», per entrare nel mistero e comprendere quello che era successo. Entrare nel mistero è la chiave che il Papa cattolico dà per capire la Risurrezione, una chiave che non chiude ai non cristiani e ai non credenti, giacchè l'angoscia e le domande di fronte alla morte e al dolore sono di ogni uomo.

L'Urbi et Orbi della domenica di Pasqua ha messo l'accento sui vari focolai di guerra del mondo: Siria, Iraq, Terrasanta, Libia, Yemen, Nigeria, Sud-Sudan, varie regioni del Sudan e della Repubblica democratica del Congo, con un pensiero agli studenti massacrati a Garissa in Kenya; e l'Ucraina. Ha avuto il suo momento più alto nella richiesta di pace per «un mondo sottomesso ai trafficanti di armi», e il suo momento più dolce nella invocazione sia di pace che di «libertà» per gli ultimi del mondo: uomini e donne soggetti a varie forme di schiavitù, le vittime dei trafficanti di droga, gli emarginati, i carcerati, i poveri, i migranti spesso rifiutati, maltrattati e scartati, i bimbi, specie quelli vittime di violenza, quelli che oggi sono in lutto. Il puntiglioso elenco dei Paesi disumanizzati da guerre e conflitti è stato seguito dall'appoggio agli accordi di Losanna sul nucleare iraniano: che l'«intesa raggiunta - ha detto papa Francesco - sia un passo definitivo verso un mondo più sicuro e fraterno».

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