Papa Francesco in Bolivia: «Il benessere materiale è nulla senza Dio»

Papa Francesco in Bolivia: «Il benessere materiale è nulla senza Dio»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 9 Luglio 2015, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 17:00
La Paz (Bolivia) - «Se la crescita è solo materiale, si corre il rischio di tornare a nuove differenze, si corre il rischio che l'abbondanza di alcuni si costruisca sulla scarsezza di altri. Perciò, oltre alla trasparenza istituzionale, la coesione sociale richiede uno sforzo nell'educazione dei cittadini». Sono le prime parole che Papa Francesco pronuncia all'aeroporto di La Paz, in Bolivia, oltre 4 mila metri.



Ad accoglierlo, applaudirlo, dargli un caloroso benvenuto c'è Evo Morales, il presidente boliviano. La seconda tappa del viaggio apostolico in Sud America è il paese più povero, forse quello più problematico.



L'ultima volta che Bergoglio ed Evo Morales si erano incontrati era stato ad ottobre, in Vaticano, all'incontro dei Movimenti Popolari. Avevano anche cenato assieme, come due vecchi amici. In quella occasione Francesco aveva condiviso il grido bolivariano “terra, casa, lavoro”, sottolineando che bisogna rivitalizzare le democrazie, sconfiggere la fame e garantire a tutti la dignità, soprattutto ai più poveri e marginalizzati.



In Bolivia completa il discorso: «Il progresso integrale di un popolo comprende la crescita delle persone nei valori e la convergenza su ideali comuni che riscano ad unire le volontà senza escludere e a respingere nessuno». Riconosce, naturalmente, che la Bolivia sta facendo passi da gigante per «includere ampi settori nella vita economica, sociale e politica del Paese», che ha una costituzione inclusiva dei diritti di tutti, tuttavia il perseguimento del solo benessere materiale non è sufficiente per raggiungere l'armonia desiderata. Non si può tralasciare Dio.



A Santa Cruz, la città che visiterà domani, capitale economica della Bolivia, il Papa prenderà parte all'incontro con tutti i movimenti popolari latino americani. Monsignor Leigue Cesari, vescovo della città, spiega che in quella occasione chiarirà molte cose. «La terra è fondamentale nella vita, però non è l’unica: c’è Cristo. Francesco viene per questo, per annunciare il Vangelo. Lui sicuramente trasmetterà questo alla gente». A salutare l'arrivo del Papa anche fantasiosi omaggi floreali, fatti con i fiori boliviani Kantuta e Patuju, il rosso e il giallo. Qualcuno nell'entourage papale ci scherza su: un omaggio alla Roma, con buona pace per la Lazio, bianca e azzurra, gli stessi colori dell'Argentina. Il Papa reduce da tre giorni massacranti in Ecuador è sempre sorridente.



L'altitudine non pare essere un problema, nonostante l'età. C'è sempre il mate di coca a tirarlo sù, una bevanda che prendono tutti contro il mal di testa fastidioso. Padre Lombardi si è affrettato a tranquillizzare: «Il Papa sta sempre bene: non solo perché devo dirlo ma perché è vero e perché se uno vede quello che fa non può che restare ammirato della sua energia straordinaria». In questi giorni ai 2800 metri di Quito, «anche vedendolo da vicino, nonostante gli impegni, lo si è visto effettivamente sereno, tranquillo, padrone di sé, attento alle diverse persone che incontra, attento anche ai particolari». Prima di lasciare l'Ecuador ha ripetuto ai vescovi, «mi raccomando non siamo venuti per essere serviti, ma per servire e lo dobbiamo fare con pieno distacco, senza bastone e senza bisaccia». Soprattutto senza bisaccia.
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