Bergoglio toglie la "scomunica" al prete sandinista Brockmann

Padre Miguel d'Escoto Brockmann
di Franca Giansoldati
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Martedì 5 Agosto 2014, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 00:38
Se Papa Wojtyla negli anni Ottanta aveva usato la mano dura contro uno dei preti simbolo della lotta contro il dittatore Somoza, in Nicaragua, Papa Bergoglio trent'anni dopo, con un colpo di spugna, ha cancellato un atto di governo del suo predecessore polacco, revocando la sospensione «a divinis» di padre Miguel d'Escoto Brockman. Oggi un uomo anziano e molto malato che attraverso una lettera aveva supplicato il Papa di intervenire in suo favore. Un caso umano: «Francesco, prima di morire desidero potere celebrare per l'ultima volta una messa, consacrare l'eucarestia, come un ministro di Dio». Negli anni Ottanta, quando in America Latina era in corso lo scontro tra Usa e Urss per l'egemonia del continente, la punizione contro quel religioso dall'eloquio brillante, assai colto e credibile, molto vicino alla Teologia della Liberazione, era considerata inevitabile. I divieti imposti dalla Chiesa e dal Vaticano erano chiarissimi, tuttavia D'Escoto Brockman davanti ai soprusi, alle violenze della dittatura non ebbe nè cedimenti, nè dubbi scegliendo di appoggiare senza riserve il movimento armato rivoluzionario sandinista. La sospensione a divinis, una pena canonica gravissima, calò su di lui come una mannaia.



LE MOTIVAZIONI

In Vaticano spiegano che la decisione presa da Papa Francesco più che un atto di governo in antitesi alla linea wojtyliana, va inquadrato come un atto di misericordia, un gesto di umanità, un passaggio dettato dal cuore. Insomma la politica sembra non entrarci, visto che, assicurano, non si tratta di una sconfessione all'operato di Giovanni Paolo II. Da qualche anno l'ex sacerdote aveva abbandonato l’impegno politico a causa della malattia, pur mantenendo un forte legame con la congregazione religiosa di Maryknoll, alla quale apparteneva. Il religioso nicaraguense di fronte all'aut aut di Roma - o abbandoni la politica, oppure ti sospendiamo a divinis con il divieto di celebrare i sacramenti - accettò senza battere ciglio, scegliendo la via dell'impegno civile pur rimanendo membro della propria società missionaria, ma senza mai svolgere alcuna attività pastorale. «Hanno eletto un prete» disse durante una conferenza stampa. «Spero che nessuno si offenda se dico che l'amore è ciò di cui il mondo ha più bisogno. E che l'egoismo è ciò che ci ha portato a questo terribile palude nella quale il mondo sta affondando, forse irreversibilmente, a meno che non accada qualcosa di grande. Può sembrare un sermone, ok». Idealista e deciso, D'Escoto andò avanti come un trattore. In passato è stato anche ministro degli Esteri del Nicaragua e successivamente Segretario delle Nazioni Unite. La notizia del suo straordinario reintegro è stata inizialmente diffusa dalla congregazione di Maryknoll. «Il Santo Padre - è il testo della notifica vaticana datata primo agosto e riportata nei giorni scorsi dalla congregazione - ha dato il suo benevolente assenso perché padre Miguel sia assolto dalla sanzione canonica che gli era stata inflitta e lo affida al superiore generale dell'istituto (Maryknoll, ndr.) ai fini di accompagnarlo nel processo di reintegrazione nel ministero sacerdotale». Il decreto vaticano è stato firmato dal cardinale Filoni, prefetto della congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli che ha giurisdizione sulla missione in Nicaragua.



LA VITA

Nato in California, nel 1933, figlio dell'ambasciatore nicaraguense presso gli Stati Uniti, d'Escoto Brockmann è entrato nel seminario di Maryknoll di New York e ordinato sacerdote nel 1961. Dopo un master in giornalismo aderisce alla teologia della liberazione e al Fronte sandinista di liberazione nazionale, partito politico rivoluzionario di ispirazione marxista che nel 1979 rovescia il regime di Anastasio Somoza Debayle. Dal 1979 al 1990 è ministro degli Esteri del governo guidato da Daniel Ortega. Giovanni Paolo II quando nel 1983 visitò il paese, rimproverò un altro sacerdote andato al governo, padre Cardenal. Fu inflessibile nel chiedergli di regolarizzare la sua posizione. In un'intervista del 1985 al settimanale dei gesuiti statunitensi, «America», il sacerdote spiegò la punizione voluta da Papa Wojtyla. «Le specifiche funzioni sacerdotali mi sono state tolte per desiderio del Santo Padre, non dalla mia società, e non dal mio vescovo in Nicaragua».
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