Non è chiaro se fra coloro che riconquisteranno la libertà a Cuba ci saranno alcuni di quei 72 detenuti che i difensori dei diritti civili sostengono siano dissidenti. Cuba nega di avere prigionieri politici, ma lo scorso gennaio, come gesto distensivo all’inizio dei negoziati con gli Usa, l’Avana rilasciò 53 prigionieri che Washington aveva identificato come tali. Nell’annunciare questa nuova amnistia il Consiglio di Stato ha solo precisato che coloro che si siano macchiati di “crimini contro la sicurezza” non saranno inclusi. Esclusi sono anche i criminali in prigione per omicidio, stupro e traffico di droga.
Nella lista degli amnistiati sono invece elencati i detenuti over-60 e under-20 che non abbiano precedenti condanne. Ci saranno anche donne e malati, e gli stranieri i cui Paesi siano disposti ad accoglierli.
Cuba non è nuova a gesti umanitari in onore di un pontefice: quando Giovanni Paolo venne nel 1998, primo Papa a visitare l’isola, Castro mise in libertà 300 detenuti, inclusi 101 che gli osservatori internazionali giudicavano essere prigionieri politici. In occasione della visita di Benedetto XVI altri 2900 conquistarono la libertà. L’amnistia annunciata adesso è la più grande mai adottata dal governo di Cuba dalla rivoluzione del 1959 che portò Fidel Castro al potere.
Papa Francesco arriva a Cuba il 19. Resterà nell’isola quattro giorni e farà visita a tre città. Poi si trasferirà negli Usa, dove troverà un’accoglienza non meno entusiastica: un sondaggio della Quinnipiac University prova che Papa Francesco gode di grande popolarità negli Stati Uniti, non solo fra i cattolici, ma anche fra i protestanti e perfino fra coloro che si dicono non religiosi.