Il Papa ad Assisi per il G8 delle fedi, si firma un patto contro il terrorismo

Il Papa ad Assisi per il G8 delle fedi, si firma un patto contro il terrorismo
di Franca Giansoldati
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Martedì 20 Settembre 2016, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 18:37
Assisi Pace, pace, pace. Per 28 volte viene accesa una candela nella basilica di San Francesco. 28 candele simboliche, ognuna per un paese in guerra. Siria, Yemen, Iraq, Ucraina. Per Papa Francesco "non possiamo  chiudere l’orecchio al grido di dolore di questi fratelli e  sorelle nostri che soffrono per la guerra. Noi la guerra non la vediamo. Ci  spaventiamo per qualche atto di terrorismo ma questo non ha  niente a che fare con quello che succede in quei Paesi, in  quelle terre dove giorno e notte le bombe cadono e uccidono 
bambini, anziani, uomini, donne".

La preghiera dove riposano le spoglie del Santo si trasforma in un appello. 
"tutti costoro sono fratelli e sorelle del crocifisso, membra ferite e riarse della sua carne. Chi li ascolta? Chi si preoccupa di  rispondere loro? Essi incontrano troppe volte il silenzio  assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi e? infastidito,  la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la  facilita? con cui cambia un canale in televisione".

Le religioni firmano un patto contro le derive fondamentaliste. Trenta anni dopo il primo raduno che volle Papa Wojtyla, ad Assisi si tornano a riunire i leader religiosi per un maxi G8 della fede. Papa Francesco voleva pregare con tutti loro per il Dio della pace, per contrastare le divisioni, per frenare la xenofobia e i populismi, per dare voce a chi soffre. "Non esiste un Dio di guerra" ha twittato il pontefice prima di partire in elicottero il Vaticano e raggiungere la cittadella umbra, in occasione della cerimonia di chiusura dell'evento interreligioso 'Sete di Pace', organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Non sarà una fiction, non sarà uno show. "Oggi uomini e donne di tutte le religioni saremo ad Assisi non per uno spettacolo, ma semplicemente a pregare per la pace" ha spiegato. Ad Assisi lo aspettavano centinaia di esponenti religiosi, arrivati da tutto il mondo, sciiti, sunniti, ortodossi di varie chiese, scintoisti, buddisti giapponesi, evangelici, ebrei. Solo i buddisti tibetani non ci sono, mancano all'appello, il Dalai Lama non è stato invitato per non compromettere la delicatissima trattativa in corso tra la Chiesa cattolica e la Cina. A volte su tutto prevale la realpolitik.

Francesco in diverse occasioni ha invocato un fronte comune al fine di arginare la terza guerra mondiale a pezzi. Un brutto conflitto esteso e alimentato non solo da fanatici islamici, ma dai mercanti di armi, da persone senza scrupoli che giocano sulla pelle degli altri seminando sangue, terrore, emigrazioni, catastrofi umanitarie. In fondo non è altro che l’ipocrisia dei Paesi più ricchi che con una mano offrono aiuti umanitari ma poi l'altra producono armamenti da vendere agli stessi gruppi fondamentalisti. Senza parlare doppio ruolo dei Paesi del Golfo, del Qatar e dell'Arabia Saudita. “Non possiamo chiudere l'orecchio al grido di dolore di questi fratelli e sorelle nostri che soffrono per la guerra".

Il Papa al suo arrivo ad Assisi è stato accolto dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino, da Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria, e da Stefania Proietti, Sindaco di Assisi. In piazza san Francesco centinaia di leader religiosi, con turbanti, copricapi colorati, kippah, veli, kimoni, lo attendevano. Poi tutti insieme hanno raggiunto il Chiostro del convento. I frati francescani nel refettorio hanno preparato lunghe tavolate per un pranzo comune. Francesco pranzerà con una centina di profughi, alcuni dei quali musulmani siriani, arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari. 
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