Cardinale nigeriano accusa il governo: «Poteva far liberare prima le ragazze rapite da Boko Haram»

Cardinale nigeriano accusa il governo: «Poteva far liberare prima le ragazze rapite da Boko Haram»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 8 Maggio 2017, 16:04 - Ultimo aggiornamento: 17:43

Città del Vaticano Osservando lo sguardo smarrito sul volto delle 82 ragazze appena rilasciate, osservando i segni delle percosse e la  paura ancora presente nei loro occhi, dopo tre anni di schiavitù e di prigionia sotto la minaccia di morte dei terroristi nigeriani di Boko Haram, il cardinale nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja affida all’agenzia vaticana Fides una pesantissima denuncia contro il governo. «Ringraziamo Dio perché queste ragazze hanno potuto riabbracciare le loro famiglie, ma mi chiedo come mai si sono dovuti aspettare tre anni perché questo avvenisse» . Il calvario di queste ragazze rapite da Boko Haram nella loro scuola di Chibok è iniziato il 14 aprile 2014, quando furono prelevate di notte dai loro dormitori. 

«In tutti questi anni sono stato tra quelli che hanno chiesto con insistenza al governo di fare di tutto per liberare le ragazze. Il governo ci ha risposto che non poteva trattare la loro liberazione con dei terroristi, scambiandole con alcuni detenuti di Boko Haram. Ma è quello che alla fine è avvenuto. Per la loro liberazione sono stati rilasciati alcuni capi di Boko Haram ed è stata pagata una cifra importante. Non si poteva farlo prima, risparmiando tre anni di sofferenze a queste ragazze e alle loro famiglie?» ha chiesto il cardinale. «Tre anni di angoscia che potevano essere evitati. Non si sa che cosa hanno subito le ragazze, ma bastava vedere i loro volti ripresi dalla televisione per comprendere che hanno passato un periodo lungo e terribile. Tra loro c’è una ragazza con una gamba amputata. Chi può poi misurare i danni psicologici che hanno subito?».

«Mi chiedo se queste ragazze fossero state figlie di qualche potente si sarebbe perso tutto questo tempo ?» sottolinea Onaiyekan. «Non dimentichiamo inoltre che rimangono ancora più di 100 ragazze della cui sorte non sappiamo niente. Alcune di loro probabilmente sono morte durante i combattimenti, per malattia o durante il parto, perché diverse di loro sono state messe incinta dai loro rapitori. Almeno si comunichi alle famiglie la sorte di queste povere ragazze».
 

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