Papa Francesco nelle bidonville di Nairobi:«Ogni essere umano è più importante del dio denaro»

Papa Francesco nelle bidonville di Nairobi:«Ogni essere umano è più importante del dio denaro»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 27 Novembre 2015, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 10:04

dal nostro inviato

​NAIROBI - “Ogni essere umano è più importante del dio denaro ed è un valore che non si quota in borsa”. L'ultima tappa di Francesco a Nairobi è uno dei 184 slum della capitale del Kenya, dove la miseria più nera si mescola alla rassegnazione. Kangemi è il nome di una delle tante baraccopoli in cui vivono i tre quarti della popolazione, senza acqua,energia elettrica, fogne.


“Il mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Negare l’acqua ad una famiglia, attraverso qualche pretesto burocratico, è una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno”.

La voce di Francesco si alza anche contro l'ingiusta distribuzione delle terre. “Ho saputo anche del grave problema dell’accaparramento delle terre da parte di imprenditori privati senza volto, che pretendono perfino di appropriarsi del cortile della scuola dei propri figli. Questo accade perché si dimentica che Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno”.

La denuncia di Bergoglio continua davanti ad una folla di persone che lo hanno atteso per tutta la notte, radunandosi nei pressi della parrocchia dei gesuiti. Il discorso si allarga all'Occidente che spolpa il sud del mondo per continuare a mantenere uno stile di vita improntato allo scarto, al consumismo, all'eccesso. “Ogni essere umano è più importante del dio denaro. Grazie per averci ricordato che esiste un altro tipo di cultura possibile basata sulla solidarietà e sul fatto che la vita è più importante della morte. Valori che non si quotano in Borsa”.

La folla ascolta questo discorso e nella vasta area davanti alla parrocchia non si sente volare una mosca. “Sono le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”. Infine il Papa ha chiesto ai cristiani, a qualsiasi latitudine si trovino, non importa se in Occidente o nel terzo mondo, a farsi portavoce delle rivendicazioni dei poveri. “Faccio appello a tutti i cristiani, in particolare ai Pastori, a rinnovare lo slancio missionario, a prendere l’iniziativa contro tante ingiustizie, a coinvolgersi nei problemi dei cittadini, ad accompagnarli nelle loro lotte, a custodire i frutti del loro lavoro collettivo e a celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria”.

La rivoluzione di Francesco è racchiusa in questa frase, parte dal basso, fa leva sul Vangelo. Punta ad aprire il cuore delle persone, contro l'accidia dilagante, uno dei vizi capitali messi al bando nella sua ultima enciclica, Laudato sii.

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