Messico, giornalisti e preti: la lunga lista delle vittime della guerra ai narcos

Messico, giornalisti e preti: la lunga lista delle vittime della guerra ai narcos
di Franca Giansoldati
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Venerdì 31 Marzo 2017, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 07:54
Città del Vaticano - L'ultima notizia della serie è un sacerdote rapito e rilasciato, forse dietro riscatto, dai narcos. Ormai basta poco per morire sul confine. Siamo in Messico dove una assurda catena di morte, rapimenti, violenze, ormai è parte integrante del cimitero dei sogni americani. Mentre il presidente Trump punta a costruire il muro alla frontiera la spoon river dei volti sconosciuti e dei gesti coraggiosi nel far west dei narcos, delle bande criminali, del traffico degli esseri umani e degli influenti uomini politici, toglie il fiato. Una infinita lista di nomi, memoria comune, luttuosa, di giornalisti e sacerdoti, accomunati dallo stesso destino, solo per avere alzato la voce, per avere osato fare emergere ciò che significa essere fantasmi, carne da macello, prede di una rapace lotta che pare non avere fine.

L’ultimo giornalista a farne le spese – è una giornalista, Miroslava Breach – è stata freddata con otto colpi di pistola alla testa nella città di Chihuahua, mentre si trovava a bordo della sua automobile insieme al figlio, appena uscito di scuola. A soli otto anni ha dovuto assistere alla esecuzione della mamma. Il delitto risale alla scorsa settimana: da mesi la reporter viveva sotto la costante minaccia da parte di anonimi, che in più occasioni le avevano inviato lettere con scritto «Ti abbiamo già ucciso». Una promessa, un destino segnato. Naturalmente gli autori dei messaggi erano uomini collegati ai cartelli criminali  messicani. Miroslava ha pagato il coraggio per avere scoperchiato un tassello di verità, per avere protestato.

La spirale, sempre pochi giorni fa, ha lasciato a terra anche padre Felipe Carrillo Altamirano, ucciso domenica scorsa nello stato del Nayarit, apparentemente vittima di una aggressione per furto. Una violenza invisibile che viene riversata successivamente sui teleschermi delle tv messicane quando ormai sul terreno ci sono morti, sangue, brutalità. Da anni il conteggio dei sacerdoti e dei giornalisti va avanti senza tregua, aumenta implacabilmente. Sono ormai centinaia.

Il Messico convive con la violenza e il settimanale della diocesi di Città del Messico ha più volte denunciato persino l’ esistenza di migliaia di desaparecidos, compresi giovani e bambini. Secondo un rapporto dell’ Onu negli ultimi dieci anni i desaparecidos in Messico sarebbero oltre 27 mila negli. Il numero è secondo solo ai desaparecidos argentini. Molti corpi vengono rintracciati in fosse comuni dopo mesi e mesi. I cartelli del narcotraffico, spesso complici con spezzoni degli apparati amministrativi dello Stato, restano un intreccio inestricabile di sigle. Chi denuncia questa mattanza viene eliminato. Sul web gli elenchi dei cronisti freddati viene aggiornato costantemente. Cecilio Pineda Birto, era un giornalista feelance, sparito nello stato di Guerrero e poi ritrovato, giorno dopo, crivellato di colpi. I cartelli della droga continuano a fare il bello e il brutto tempo, con i loro traffici umani di persone. Fanno affari d'oro. 
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