El Salvador, la Compagnia di Gesù perdona il colonnello che uccise i 6 gesuiti e chiede riduzione della pena

El Salvador, la Compagnia di Gesù perdona il colonnello che uccise i 6 gesuiti e chiede riduzione della pena
di Franca Giansoldati
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Martedì 6 Giugno 2017, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 19:08
Città del Vaticano - Il perdono per dare l’esempio. Anche un gesto può servire per fare riflettere ed educare un intero Paese, il Salvador, che fatica a riprendersi dalla guerra civile costata 12 anni e 75 mila persone uccise o scomparse. I Gesuiti salvadoregni hanno hanno chiesto al governo di ridurre la sentenza di detenzione dell'ex-colonnello dell'esercito accusato di avere ucciso nel 1989 i sei gesuiti dell'università Uca, assieme a una loro impiegata e sua figlia. Il fatto avvenne la notte del 16 novembre 1989:  i sei gesuiti vennero trucidati da un gruppo paramilitare presso l’Università Centro-Americana di El Salvador. Era il tentativo di decapitare le menti pensanti in un Paese oppresso:  il rettore Ignácio Ellacuría, il sociologo Segundo Montes, lo psicologo Martín Baró, i teologi e professori Amando López, Juan Ramón Moreno e Joaquín López y López, insieme alla governante Julia Elba e alla figlia adolescente Celina. Padre López y López aveva fondato in Salvador “Fe y Alegría”, un progetto di alfabetizzazione per minorenni ospitato anche alla Gregoriana da oltre 5 anni. Tra gli «8 martiri della Uca», come vengono ricordati da allora, vi era Ignacio Ellacuria, rettore dell’università e teologo della liberazione, molto vicino – come gli altri trucidati – all’arcivescovo Oscar Romero, ucciso dagli squadroni della morte il 24 marzo del 1980.

Nel presentare la richiesta al Ministro per la Giustizia e per la Pubblica Sicurezza, la Compagnia di Gesù ha anche reso noto il proprio perdono per l'ex-colonnello Guillermo Benavides, a cui rimangono da scontare 26 anni della sentenza trentennale. «Presentiamo questa richiesta sulla base del fatto che, dal nostro punto di vista, il processo di verità, giustizia e risarcimento si è compiuto», ha detto padre. Andreu Oliva, direttore dell'Università Centroamericana (UCA).  Il massacro dei sei gesuiti fece molto scalpore in tutto il mondo. Nonostante il processo di pacificazione in corso il Paese resta ancora lontano dall’avere fatto i conti con il proprio passato. Per quel delitto sono finiti dietro le sbarre i sergenti Tomas Zarpate de Castillo e Ramiro Avalos Vargas, il sottotenente José Antonio Ramiro e il colonnello Guillermo Alfredo Benavides, ex direttore della Escuela Militar. Altri 12 militari riuscirono a fuggire. Il 17mo ricercato era l’ex ministro della Difesa, il colonnello Inocente Montano, arrestato e processato negli Usa per frode migratoria e in attesa di essere estradato in Spagna (visto che 5 dei 6 gesuiti erano di nazionalità spagnola) dopo il parere favorevole di una corte Usa, alcuni anni fa.

Il gesto emblematico dei Gesuiti relativo al perdono indica la strada nazionale della riconciliazione, la forza di voltare pagina, di poter ripartire su basi nuove. La situazione generale in Salvador è resa complicata dalla povertà e dal costo della violenza e dell’insicurezza che, secondo gli economisti, ammonta al 16 per cento del Pil. Senza contare che le gang estorcono grosse somme di denaro alle aziende, taglieggiandole, con un danno nazionale calcolabile al 3 per cento del Pil. Di recente la minaccia della violenza delle gang ha svuotato interi villaggi.
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