Durante il viaggio - venerdì a domenica - Francesco pregherà al memoriale, a Yerevan, dove assieme al patriarca armeno Karekin II incontrerà un gruppo di famigliari di armeni sopravvissuti al genocidio e accolti come profughi a Castel Gandolfo negli anni Venti da Pio XI. L’Armenia è il 22esimo paese visitato dal Papa Francesco e il viaggio, fanno notare in Vaticano, va visto in continuità con la Georgia e Azerbaigian già programmate da Francesco per fine settembre: «Il Papa – spiega padre Lombardi – visiterà tre paesi del Caucaso. Purtroppo non è stato possibile unirli in un unico viaggio”. I motivi sono facilmente intuibili: sullo sfondo c'è la guerra nel Nagorno Karabakh, un fazzoletto di terra conteso da vent'anni con l'Azerbaihan, e abitato da una enclave cristiana armena. Per tutta la durata del soggiorno Bergoglio sarà ospitato a casa del patriarca Karekin II e non in nunziatura, nella sede di Etchmiadzin, una specie di 'vaticano' ortodosso armeno. Un segno di profonda amicizia e vicinanza tra Roma e Yerevan.
Prima del rientro in Vaticano il Papa pregherà nel monastero di Khor Virap, luogo sacro per la fede degli armeni. In quel monastero vi è un pozzo in cui, secondo la tradizione, fu tenuto imprigionato per 12 anni San Gregorio l’Illuminatore, fondatore del cristianesimo. E' il luogo anche più vicino all'Ararat, un monte sacro, attualmente sul territorio della Turchia. Lì Papa Francesco libererà delle colombe guardando proprio l'Ararat. Nel Caucaso tutti sognano la pace, anche se appare sempre più lontana. Inizialmente nel programma vi era l’intenzione del Papa di recarsi al confine con la Turchia. Troppi veti incrociati hanno reso l'ipotesi impraticabile. In questo modo però la cerimonia a Khor Virap sarà «vicinissima al confine con la Turchia» e la liberazione delle colombe «in direzione del monte è un messaggio potente, con un grande significato. In serata, domenica, la cerimonia di congedo a Yerevan e alle 20,45 l’arrivo previsto a Roma.
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