Domenica delle palme, Papa Bergoglio: «Assumersi responsabilità del destino dei migranti»

Domenica delle palme, Papa Bergoglio: «Assumersi responsabilità del destino dei migranti»
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Domenica 20 Marzo 2016, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 14:24

«Mentre gli viene negata ogni giustizia, Gesù prova sulla sua pelle anche l'indifferenza, perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino». Papa Francesco lo afferma celebrando in piazza San Pietro la messa solenne per la Domenica delle Palme che precede la Pasqua di Resurrezione. «La folla, che poco prima lo aveva acclamato, trasforma le lodi in un grido di accusa, preferendo persino che al suo posto venga liberato un omicida - osserva il Pontefice - Giunge così alla morte di croce, quella più dolorosa e infamante, riservata ai traditori, agli schiavi e ai peggiori criminali. La solitudine, la diffamazione e il dolore non sono ancora il culmine della sua spogliazione». Infatti, «per essere in tutto solidale con noi, sulla croce sperimenta anche il misterioso abbandono del Padre. Nell'abbandono, però, prega e si affida al Padre. Appeso al patibolo, oltre alla derisione, affronta l'ultima tentazione: la provocazione a scendere dalla croce, a vincere il male con la forza e a mostrare il volto di un dio potente e invincibile».

Papa Francesco sottolinea che «il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante dei potenti miracoli». Al contrario, Gesù svuotò sé stesso: rinunciò alla gloria di Figlio di Dio e divenne Figlio dell'uomo, per essere in tutto solidale con noi peccatori, Lui che è senza peccato. Non solo: ha vissuto tra noi in una condizione di servo: non di re, né di principe, ma di servo. Si è umiliato e l'abisso della sua umiliazione, che la Settimana Santa ci mostra, sembra non avere fondo«. Ricorda il Pontefice: »Il primo gesto di questo amore sino alla fine è la lavanda dei piedi. Il Signore e Maestro si abbassa fino ai piedi dei discepoli, come solo i servi facevano. Ci ha mostrato con l'esempio che noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dal suo amore, che si china su di noi; non possiamo farne a meno, non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza e senza accettare che l'amore vero consiste nel servizio concreto«. Ma, osserva il Papa, questo è solo l'inizio. L'umiliazione che Gesù subisce si fa estrema nella Passione: viene venduto per trenta denari e tradito con un bacio da un discepolo che aveva scelto e chiamato amico. Quasi tutti gli altri fuggono e lo abbandono; Pietro lo rinnega tre volte nel cortile del tempio. Umiliato nell'animo con scherni, insulti e sputi, patisce nel corpo violenze atroci: le percosse, i flagelli e la corona di spine rendono il suo aspetto irriconoscibile. Subisce anche l'infamia e la condanna iniqua delle autorità, religiose e politiche».

A Gesù «viene negata ogni giustizia» e «prova sulla sua pelle anche l'indifferenza perchè nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino». «E penso a tanta gente - ha aggiunto il Papa a braccio nella messa delle Palme, dopo alcuni secondi di silenzio - a tanti emarginati, a tanti profughi a tanti rifugiati» , per i quali «non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino». Lo ha detto il Papa nella omelia della messa delle Palme, commentando i passaggi di Gesù tra sinedrio e Pilato e la «umiliazione estrema» che Gesù subisce nella Passione.

Per il Papa il crocifisso è «la 'cattedra di Diò», l'unica in grado di insegnare la via di un «amore umile» capace di «rinunciare» a «egoismo, potere, fama». Così lo ha definito nella omelia della messa delle Palme. «Può sembrarci tanto distante - ha rimarcato papa Francesco - il modo di agire di Dio, che si è annientato per noi, mentre a noi pare difficile persino dimenticarci un poco di noi». «Egli - prosegue la riflessione del Pontefice - viene a salvarci; siamo chiamati a scegliere la sua via: la via del servizio, del dono, della dimenticanza di sè. Possiamo incamminarci su questa via soffermandoci in questi giorni a guardare il Crocifisso, la 'cattedra di Dio', per imparare l'amore umile, che salva e dà la vita, per rinunciare all'egoismo, alla ricerca del potere e della fama. Con la sua umiliazione, Gesù ci invita a camminare sulla sua strada». Ha quindi invitato a meditare su «questo mistero del suo annientamento per noi».

«Il mio saluto speciale - ha detto il Papa prima di recitare l'Angelus, sul sagrato di piazza San Pietro, prima di concludere la messa della domenica delle Palme - va ai giovani qui presenti, e si estende a tutti i giovani del mondo. Spero - ha aggiunto - che potrete venire numerosi a Cracovia, patria di san Giovanni Paolo II, iniziatore delle Giornate mondiali della gioventù. Alla sua intercessione - ha detto ancora il Pontefice - affidiamo gli ultimi mesi di preparazione di questo pellegrinaggio che, nel quadro dell'Anno santo della misericordia, sarà il giubileo dei giovani a livello della Chiesa universale». «Son qui con noi - ha ricordato papa Francesco - molti giovani volontari di Cracovia; tornando in Polonia porteranno ai responsabili della Nazione i rami di ulivo raccolti a Gerusalemme, Assisi e Montecassino, e benedetti oggi in questa piazza, come invito a coltivare propositi di pace, di riconciliazione e di fraternità. Grazie - ha detto - per questa bella iniziativa; andate avanti con coraggio». La prossima Gmg - il cui titolo è «Beati i misericordiosi, perchè troveranno misericordia - si svolgerà a Cracovia in luglio, e il Papa sarà presente dal 27 al 31 luglio.

Le Gmg si svolgono tutti gli anni nelle diocesi la domenica delle palme, e in genere ogni tre anni (a volte è stato ogni due), a livello di chiesa universale, con la partecipazione dei papi. Papa Bergoglio ha partecipato a luglio 2013 alla Gmg di Rio, che però era stata indetta da papa Ratzinger. Quella di Cracovia dunque è la prima Gmg indetta dal papa latinoamericano.

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