La crociata dei vescovi: sì al referendum sulle trivelle per difendere l'ambiente in nome dell'enciclica del Papa

La crociata dei vescovi: sì al referendum sulle trivelle per difendere l'ambiente in nome dell'enciclica del Papa
di Franca Giansoldati
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Martedì 12 Aprile 2016, 18:01 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:49
Città del Vaticano - Trivelle no, trivelle sì. I vescovi si compattano per promuovere una specie di crociata ambientalista, sotto le insegne della enciclica papale Laudato Sì. Alla vigilia del referendum del 17 aprile la Chiesa italiana si ritrova in prima linea. Da una parte invita ad andare alle urne, dall’altra a valutare negativamente lo sfruttamento ambientale per estrarre petrolio o gas da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa fino all’esaurimento del giacimento. Nelle scorse settimane, quotidianamente, l’Avvenire, il giornale della Cei, ha dedicato prime pagine e un ampio spazio a questo argomento, impegnando la linea del giornale, promuovendo inchieste sul posto per raccontare dei malori occultati a Viggiano, fino ad ipotizzare una specie di disastro ambientale, rendendo conto di sversamenti e veleni in mare nel tratto di Gioia Tauro. Naturalmente è stata registrata la difesa dell’Eni, dell’Ad Descalzi che chiedeva l’incidente probatorio e il dissequestro, sicuro che quello che è stato fatto finora sulla qualità dell’acqua e delle emissioni è una cosa sicura. La Cei anche se ufficialmente non si è espressa, ha mandato avanti le truppe cammellate.

“Non c’è un sì o un no da parte dei vescovi al referendum”, ha detto monsignor Nunzio Galantino, ammettendo tuttavia che “il tema è interessante e che occorre porvi molta attenzione. L’attenzione all’aspetto sociale ha portato i vescovi a confrontarsi anche sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle, ossia se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di continuare la coltivazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza delle concessioni, concordando circa l’importanza che essa sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco”.

Monsignor Filippo Santoro, vescovo di Taranto e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e del lavoro, in un’intervista rilasciata a “Famiglia cristiana” ha specificato che bisogna difendere il territorio italiano che è già ferito da un ulteriore sfruttamento. A suo dire le piattaforme petrolifere al largo delle coste dell’Adriatico e dello Ionio  sono un’ulteriore aggressione a una realtà già fragile e vanno a intaccare la vocazione legata al mare, al turismo, alla pesca, all’agricoltura e all’artigianato di un territorio già ferito. Morale: “Mi offre ragionevole fondamento al Sì al referendum del 17 Aprile”. La tesi argomentata dal vescovo di Taranto è condivisa da tanti vescovi in Puglia, in Calabria, in  Molise, in Basilicata, in Campania.
 
 
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