La guerra della coca in Vaticano, Morales al Papa: «La prenda anche lei, fa sopportare la vita»

La guerra della coca in Vaticano, Morales al Papa: «La prenda anche lei, fa sopportare la vita»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 15 Aprile 2016, 14:45 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 19:12
Città del Vaticano - La guerra della coca arriva dal Papa. «Guardi io stesso la prendo, è buona, mi fa bene e gliela raccomando. Così sopporta tutta la vita». Evo Morales, presidente della Bolivia, stamattina è stato ricevuto da Bergoglio e con sé ha portato alcuni doni: un busto di un indio e tre libri, ognuno dei quali esaltava le proprietà farmacologiche della pianta di coca, di cui la Bolivia è uno dei principali produttori al mondo, e per questo condannata dagli organismi internazionali, dagli Usa e anche dai vescovi boliviani che, solo pochi giorni fa, sono usciti allo scoperto con una dichiarazione dai toni assai duri che, naturalmente, ha mandato su tutte le furie il presidente Morales.

La conferenza episcopale boliviana ha ribadito la gravità del problema del traffico di droga, che «minaccia la convivenza pacifica e democratica del Paese» visto che la produzione di coca da parte dei cocaleri – uno dei principali sostenitori di Morales - «oltre a causare la tossicodipendenza, porta la violenza, la corruzione, la menzogna, l'ingiustizia e la morte». I vescovi ricordavano anche che 2 ex capi dell’anti-droga boliviana sono tuttora detenuti, uno negli USA e un altro in Bolivia.

Evo Morales si è presentato dal Papa con un bel sorriso. «Mi mette tanta allegria questo incontro». Con se aveva un documento sul lavoro fatto dai movimenti sociali, e tre libri dai titoli eloquenti: “Coca, un biobanco”, “Coca, dieta citogénica”, “Coca, factor anti-obesidad”. Il Papa ha ricambiato con una copia dell'ultima esortazione apostolica Amoris Laetitia.

Quando l'anno scorso andò in Bolivia Papa Francesco per combattere il “soroche”, il mal di montagna, visto che La Paz si trova a 4 mila metri, prese come tutti il mate di coca, una specie di the che aiuta a combattere i disagi dovuti all'altitudine, tra cui emicrania fortissima, cali vertiginosi di pressione, fino alla impossibilità di camminare. «Ho preso del mate di coca e non della cocaina» disse in aereo ai giornalisti Bergoglio. Anche Giovanni Paolo II nel maggio 1988, durante il suo viaggio in Bolivia, accettò di bere una tazza di “tè e coca”, ovvero un infuso preparato con le foglie della famosa pianta.

Le piantagioni di coca restano al centro di una querelle internazionale. Da tempo le piantagioni boliviane hanno superato le dimensioni sufficienti per un tipo di consumo officinale, raggiungendo estensioni e livelli che rendono difficile parlare di una semplice tradizione da preservare. Nel 1961 la Convenzione sugli Stupefacenti delle Nazioni Unite aveva stabilito il divieto della coltivazione e del consumo di foglie di coca, dando ai Paesi produttori venticinque anni di tempo per sbarazzarsi della pratica. Ma dopo quasi cinquant’anni – forte di una tradizione millenaria – la coltivazione di coca è tuttora legale in alcune parti di Bolivia e Perù, mentre il consumo di foglie di coca è legale in Bolivia, Perù, Argentina e alcune parti della Colombia.
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