LA MAPPA
Sul web si può facilmente trovare una buona sistemazione a Monteverde, pochi minuti a piedi dalla passeggiata del Gianicolo, con camere climatizzate e dotate di wi-fi e tv satellitare. Oppure una comoda struttura con 72 camere a ridosso della Basilica di San Pietro, dotata anche «di un'ampia meeting room per tenere conferenze, convegni e seminari». Poi c'è la casa per ferie dotata di piscina, e quella che promette «gustose esperienze gastronomiche» ai suoi ospiti. Insomma, un'offerta ricettiva degna di una città a grande vocazione turistica come Roma, specie in vista di un evento di risonanza mondiale come il Giubileo. E con tariffe in linea con il mercato, ossia molto spesso comprese tra i 100 e i 200 euro per notte. Si possono trovare sugli abituali motori di ricerca del settore, come Booking o Venere. Ma addirittura su siti dedicati proprio a questo tipo di sistemazioni: è il caso di Booking Monestary. Che, tanto per fare un esempio, propone una sistemazione in zona Vaticano con tutti i comfort, per 164 euro a notte: dalla camera super accessoriata al ristorante che cura il menu su misura «dalla scelta degli ingredienti alla preparazione delle pietanze». Piccolo problema: questa struttura ha un contenzioso con il Comune di Roma, per mancati pagamenti arretrati di Ici e Imu, per 320 mila euro. Ed è solo un esempio.
LE CIFRE
Stiamo parlando di un piccolo esercito di trecento strutture, le cosiddette case per ferie, gestite da enti ecclesiastici. Ma non immaginatevi camere spartane, pasti serviti a orari fissi e limiti per il rientro serale in camera. Si tratta invece di alberghi veri e propri, con tutte le caratteristiche richieste dal turismo internazionale contemporaneo. Molti delle quali, per inciso, non pagano l'Imu, la Tasi e spesso neanche la tariffa rifiuti. Alcune di queste hanno accumulato debiti con l'amministrazione comunale per centinaia migliaia di euro: una residenza di Prati chiede 150 euro a notte per una camera doppia, ma vanta 105 mila euro di arretrati con il Comune. A disegnare la mappa della situazione, nella Città eterna, è un dossier preparato da Riccardo Magi, presidente di Radicali italiani e consigliere comunale a Roma. La cifre sono eloquenti: su 297 strutture ricettive di questo tipo, censite sul sito del dipartimento turismo del Campidoglio, il 62 per cento risulta non in regola con i versamenti dell'Imu, il 42 per cento non ha pagato la nuova Tasi e una percentuale simile non è presente nei database dell'Ama (l'Azienda municipalizzata dell'ambiente) per il pagamento della tariffa rifiuti.
LE NORME
Riassunto delle ultime puntate: dopo tanti anni di esenzione fiscale completa delle strutture legate alla Chiesa, negli anni si è passati prima ad una non imposizione, nel caso in cui l'attività alberghiera o commerciale fosse accompagnata anche da un'attività religiosa. In alberghi e cliniche bastava svolgere una funzione religiosa nella cappella per non pagare le tasse. Poi, soprattutto a causa delle rimostranze dell'Unione europea si era arrivati, con il governo Monti, ad escludere dall'esenzione gli immobili dedicati ad attività economiche, come ospedali, alberghi e scuole, o comunque la parte degli edifici ecclesiastici dedicati ad attività commerciali. Dal 2012 è prevista l'esenzione dall'Imu (e poi dalla Tasi) per le strutture in cui «si svolgono attività con modalità non commerciali»: quando cioè i servizi vengono offerti gratuitamente o a un pezzo inferiore alla metà di quello di mercato. «Ovviamente tutte le strutture dichiarano di fare attività non commerciali», sottolinea Magi. E ben pochi enti ecclesiastici si rassegnano a pagare le imposte dovute. Risultato: 19 milioni e rotti di contenzioso, con 233 strutture alle quali il Campidoglio ha chiesto gli arretrati. «Roba da pagarci la seconda tornata di cantieri per il Giubileo», scherzano, a denti stretti, a Palazzo Senatorio.