Bild: indagato Bertone per appropriazione indebita. Ma il cardinale e il Vaticano smentiscono

Il cardinale Tarcisio Bertone
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Martedì 20 Maggio 2014, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 16:04

Un'operazione da 15 milioni di euro per aiutare un produttore televisivo del peso di Lux Vide, e il cardinale Tarcisio Bertone finisce di nuovo nella bufera.

È il giornale tedesco Bild a parlare di un'inchiesta vaticana sull'ex Segretario di Stato per appropriazione indebita. In realtà l'operazione finanziaria, pur parecchio contorta, sembra non avere violato norme della Santa Sede, almeno di carattere penale. E se il cardinale stesso si difende dicendo che «è tutto regolare», anche la voce ufficiale del Vaticano, quella del portavoce padre Federico Lombardi, fa sapere che «non è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana».

Ma la Procura di Roma e il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza hanno all'esame da tempo alcune operazioni finanziarie della Lux Vide, «monitorata» nell'ambito della più ampia inchiesta della magistratura romana che riguarda lo Ior, relativa a presunte violazioni della normativa antiriciclaggio. Anche se non risulta che sia in corso una specifica indagine sul prestito Ior-Lux Vide.

A scatenare il nuovo ciclone su Bertone, l'ultimo in ordine di arrivo dopo la storia del mega-appartamento e con la memoria ancora all'affaire Vatileaks, è una risposta ambigua del direttore dell'Autorità di Informazione Finanziaria del Vaticano, Renè Bruelhart. Alla domanda della Bild relativa alla presunta indagine vaticana sul cardinale Bertone, Bruelhart risponde di non poter «nè confermare nè smentire». Di fatto il caso esiste.

Coinvolta è la Lux Vide di Ettore Bernabei, vicino alla Chiesa e soprattutto all'Opus Dei, che, attraverso Bertone, avrebbe ottenuto alla fine del 2012 un sorta di «finanziamento» dallo Ior. Per la precisione la cosiddetta «banca» del vaticano sottoscrive delle obbligazioni della società fondata nel 1991 fa Bernabei, che nel 2012 doveva restituire soldi avuti precedentemente da un istituto bancario italiano. Non era la prima volta che la Lux Vide bussava alle porte delle finanze vaticane.

Già nel 2010 circola nelle stanze vaticane un progetto per il quale lo Ior dovrebbe acquisire una quota azionaria, si parla addirittura del 25-30%, della società di Bernabei ma è l'allora presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, a bloccare l'operazione. Alla fine del 2012 la questione arriva sul tavolo di Bertone: il pontificato di Benedetto XVI è in un momento di grande debolezza, allo Ior non c'è un presidente, e la decisione di sottoscrivere obbligazioni della Lux Vide stavolta passa già nel dicembre: nonostante il parere negativo del management dell'Istituto, arriva l'approvazione del consiglio di sovrintendenza, guidato dall'allora presidente ad Interim, il tedesco Ronaldo Hermann Schmitz e composto tra gli altri anche dall'americano Carl Anderson e dallo spagnolo Manuel Soto Serrano.

A febbraio 2013 il terremoto innescato dalla «dimissioni» di Joseph Ratzinger di fatto fa passare in secondo piano le vicende finanziarie. Il cardinale Bertone, presidente della Commissione cardinalizia dello Ior, è in quel momento la persona che più può prendere decisioni. «Esiste una commissione cardinalizia nominata dal Papa che vigila su tutte le attività dello Ior e del consiglio di sovrintendenza che ha una sua struttura, una sua facoltà e sue mansioni», ha ribadito oggi insistendo sulla «regolarità» dell'operazione. Insomma Papa Benedetto forse non fa in tempo ad essere informato e quando arriva Papa Francesco l'operazione è già partita. Fatto sta però che, quando subentra il nuovo management dello Ior (arriva alla guida il tedesco Ernst von Freyberg, che succede dopo mesi alla tumultuosa uscita di Gotti Tedeschi) e quando Papa Francesco chiede di fare chiarezza sui conti dell'istituto, la società di consulenza esterna, la Promontory, evidenzia immediatamente l'operazione.

Sia per la sua portata, almeno 15 milioni di euro su un bilancio complessivo di circa 800 mln, sia per la sua singolarità rispetto alla 'mission' dello Ior. Che poi è quella di sostenere la Chiesa nelle sue opere nelle varie parti del mondo. Anche se, fanno notare fonti vaticane, un conto sono i finanziamenti, che debbono rispettare i destinatari previsti dallo Statuto, un conto sono gli 'investimentì. E le obbligazioni della Lux Vide si dovrebbero configurare come tali. Ma c'è un passaggio successivo che «supera» lo Ior: «L'organismo che ha erogato il prestito ci ha poi comunicato che le azioni Lux sarebbero state trasferite ad una Fondazione di diritto vaticano», fanno sapere infatti Luca e Matilde Bernabei. Alla fine lo Ior, secondo quanto si apprende, 'risolvè la questione iscrivendo una importante perdita. In sostanza avrebbe preferito un 'rosso' da 15 milioni di euro piuttosto che proseguire nella gestione di un'operazione che, non avrà rilievi penali, ma comunque ha smosso più di qualche problema all'interno delle Mura Leonine. Problemi ad oggi non smentiti da nessuno, nè dall'Aif, nè da altre fonti ufficiali del Vaticano.

E nella partita la Bild inserisce anche una presunta svendita di alcuni immobili e una ulteriore perdita per le casse del Vaticano di 20 milioni di euro. Storia, però, tutta da verificare. La cartina di tornasole per fare luce sulla vicenda sarà la pubblicazione del bilancio dello Ior, che lo scorso anno è avvenuta, per la priva volta nella storia dell'Istituto, in autunno. Ma per questo, al momento, ci sarebbe da attendere la conclusione del lavoro delle società esterne di certificazione al cui vaglio ci sono in particolare queste vicende.

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