L’Avvenire riporta le carte in mano al gip di Catania. «Il giudice conferma che al momento non esiste alcuna area di ricerca e soccorso di pertinenza della Libia, che dunque non ha alcuna giuridizione in acque internazionali». Alle 5,37 la nave militare italiana Capri, di stanza a Tripoli, comunicava a Roma che una motovedetta della guardia costiera libica avrebbe soccorso, come richiesto da Roma e sotto l’egida italiana, i migranti salvati dalla Open arms che nel frattempo si rifiutava di consegnare ai libici i migranti.
Nei mesi scorsi il quotidiano dei vescovi aveva pubblicato una serie di inchieste sui campi libici dove potrebbero essere rinchiusi tra i 400.000 e i 700.000 migranti. La stima choc – peraltro già avanzata nei mesi scorsi da altre fonti – era stata diffusa anche dal presidente della Commissione Africana, il ciadiano Mahamat Moussa Faki, al termine del vertice Unione Africana-Ue ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Un vertice segnato in massima parte proprio dal dramma libico, e che ha portato a un’accelerazione degli sforzi già in atto per svuotare i campi libici. Moussa Faki ieri ha spiegato che l’Unione Africana ha già individuato un campo in Libia con 3.800 migranti.
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