L'America sceglie Trump: «Sarò il presidente di tutti»

Trump
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Mercoledì 9 Novembre 2016, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 07:49

Donald Trump trionfa alle elezioni e diventa il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Dopo la Brexit, l'inimmaginabile diventa realtà e l'immobiliarista di New York diventato star della tv senza alcuna esperienza di governo - disprezzato e sottovalutato da stampa e analisti - arriva alla Casa Bianca. L'imprevista vittoria di Trump spaventa i mercati, ma dopo un crollo in avvio i listini ridono le perdite. 

 

 


«Sarò il presidente di tutti gli americani. E' il momento di unirci e superare le divisioni», sono state le prime parole di Trump, 70 anni, dopo la vittoria. Hillary Clinton, la rivale democratica battuta in quasi tutti gli stati considerati in bilico, ha telefonato al rivale repubblicano per compimentarsi e riconoscere la sconfitta. «Che bella e importante serata! Gli uomini e le donne che sono stati dimenticati non lo saranno più. Saremo tutti più uniti che mai», ha poi twittato Trump sul suo profilo Twitter in cui si definisce President-elect of the United States. 



Una folla di sostenitori del tycoon ha seguito la notte elettorale al Trump International Hotel, a pochi isolati dalla Casa Bianca: quando le televisioni hanno trasmesso le notizie flash sul vantaggio di Trump in Ohio e Wisconsin, la folla è andata in visibilio. La gente ha puntato agli schermi delle emittenti che trasmettevano le dirette urlando: «Proclamate la vittoria» e poi « Trump, Trump, Trump». Buuu e fischi dei fan di Trump invece quando i maxi schermi hanno trasmesso l'intervento del presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta. «Email, email», ha gridato qualcuno, riferendosi allo scandalo delle email dell'ex segretario di stato. 

È stata la notte del trionfo insomma per Trump. È stata la notte della disfatta per Clinton. L'America volta pagina mandando alla Casa Bianca uno dei candidati più controversi di sempre. E il mondo trema, dall'Asia all'Europa. Trump ha compiuto il miracolo. E i sondaggi ancora una volta hanno  sbagliato completamente. Il tycoon è riuscito a strappare alla candidata democratica, in leggero vantaggio alla vigilia, tutti gli stati necessari per conquistare la fatidica soglia dei 270 grandi elettori necessari per la vittoria. E infrangendo il sogno della prima donna Commander in Chief.

Quello di Trump è stato un filotto inarrestabile: Ohio, Florida, North Carolina. E poi ancora l'Iowa il Nevada, e così via. Uno per uno tutti gli stati in bilico, fino al colpo del ko con Wisconsin e Pennsylvania. Un incubo per la ex first lady che seguiva i risultati da un Hotel di Manhattan e per i suoi sostenitori riuniti al Javits Center convinti di far festa con tanto di fuochi di artificio. Sono stati invece mandati a casa in preda alla disperazione.

Trump ha vinto in pratica da solo, circondato quasi esclusivamente dalla famiglia e dai fedelissimi. E contro lo stesso partito repubblicano che gli aveva dato la nomination turandosi il naso, e che nelle ultime settimane lo aveva praticamente abbandonato. 


Clinton ha subito chiamato il rivale di mesi di durissima campagna elettorale per concedere la vittoria. Lui ha ricambiato congratulandosi a sua volta con lei e lanciando un appello accorato all'unità. C'è da credere che anche i repubblicani proveranno ora a ricompattarsi dietro al nuovo 'leader', cambiando in gran parte pelle. E intanto ad attendere Trump ci sarà un Congresso amico. Perché dalle urne dell'Election Day è uscita anche una schiacciante vittoria del Grand Old Party che mantiene il controllo sia della Camera dei Rappresentanti sia del Senato.

La rabbia e il malessere trasversali che pervadono le società occidentali hanno colpito dunque anche in America dopo aver destabilizzato mezza Europa. La profonda crisi economica, diventata prima crisi sociale e poi crisi culturale e di identità, produce una pagina di storia che lascerà il segno e che cambierà i destini degli Stati Uniti e, di conseguenza, del mondo intero che vive sulla propria pelle le nefaste conseguenze - dopo averne lodato gli aspetti positivi - di una globalizzazione che ha spazzato via la classe media occidentale.

Trump diventa presidente degli Usa grazie ai voti di chi si sente escluso dalla società e ritiene di non aver trovato risposte adeguate dalla politica tradizionale, di chi, nel Paese delle opportunità e del sogno americano, non riesce più a intravedere una strada per il futuro. Il rifugio nei populismi e negli slogan anti-sistema arriva anche negli Stati Uniti così come è, da tempo, arrivato in Europa dove i partiti anti Bruxelles continuano ad avanzare ad
ogni appuntamento elettorale.

In America sono stati i colletti blu e gli operai della rust belt, in buona parte senza più un lavoro, ma anche cittadini
stanchi e disorientati da un ripresa economica che non incide in maniera significativa nelle loro vite a decidere la vittoria di Trump al termine della più brutta e cattiva campagna elettorale di tutti i tempi. Sono gli uomini e le donne che si sono sentiti dimenticati e trascurati dalla campagna elettorale della candidata democratica. Al contrario, Trump ha attraversato in lungo e in largo proprio quegli Stati dove la crisi economica morde ancora e dove l'inquietudine e la rabbia sono i sentimenti più diffusi nei confronti della politica.

Il partito democratico e Hillary Clinton hanno compiuto molti errori. Lei è rimasta algida e lontana dal cuore dei suoi elettori che, in gran parte, l'hanno votata ritenendola semplicemente il male minore. Clinton non è stata capace di fuggire dalle trappole di Trump che l'ha costretta ad una battaglia elettorale di bassissimo livello, con pochi contenuti e molti insulti.

Adesso Trump dovrà valutare in quale modo mantenere le tante promesse fatte durante la campagna elettorale. Alcune sembrano francamente irrealizzabili, ma se la Brexit e le elezioni americane insegnano qualcosa è che il mondo ha cambiato tempi e velocità e che quello che ieri, nel bene e nel male, sembrava impossibile oggi forse non lo è più. Trump dichiarerà davvero una guerra commerciale alla Cina? Stringerà rapporti forti con la Russia di Vladimir Putin? Costruirà un muro al confine messicano cacciando tutti i clandestini? Costringerà gli alleati europei a pagare di più per la difesa collettiva della Nato? Queste sono le domande che il mondo si pone nel giorno che ha
cambiato la storia degli Stati Uniti e del mondo intero e che apre la nuova imprevedibile era di Donald Trump.



 

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