Renzi: «Raggi fuori dal Senato? Cominci intanto a fare il sindaco»

Renzi: «Raggi fuori dal Senato? Cominci intanto a fare il sindaco»
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Sabato 26 Novembre 2016, 19:02 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 17:43

«Ho visto la sindaca della vostra città che ha detto che lei» non intende fare la senatrice nel nuovo Senato «ma credo che la domanda dei cittadini non sia quando inizierà a fare la senatrice ma quando inizierà a fare il sindaco». Lo dice il premier Matteo Renzi all'evento per il Sì alla Nuvola di Fuksas a Roma, facendo riferimento a Virginia Raggi. «Fermi. Noi siamo per la collaborazione istituzionale sempre», aggiunge Renzi, quando qualcuno dalla platea inizia a rumoreggiare.

«Il Senato non può calendarizzare la discussione» sulla legge elettorale per i senatori «fin quando non è passata la riforma. I senatori saranno eletti», dice poi Renzi, "smontando" alcune accuse del No: «Che cos'è la deriva autoritaria? È un'espressione mistica. Si dice che sia una grande preoccupazione del Paese, per esempio Casa Pound è preoccupata dalla deriva autoritaria... è un segno positivo. Un presunto statista, Di Maio, ha detto che rischiamo di diventare una dittatura come il Venezuela di Pinochet... Gigi, il Cile è quello lungo - dice il premier mostrando una cartina del Sud America - E le foto non sono di trolls, ma sono persone veramente morte per il regime. Sciacquatevi la bocca quando ne parlate e non offendete l'Italia». Infine, sul bicameralismo paritario, il premier ricorda: «Se ci fosse stata una sola Camera che dava la fiducia, Berlusconi e Prodi non sarebbero caduti».

«Nessuno di noi è diventato grande pensando di cambiare il bicameralismo paritario». Ma al governo «abbiamo fatto le riforme perché era la nostra missione. Chi fa politica non può non provarci. Perché questa generazione non può avere il diritto-dovere di provare a cambiare le cose mentre tutti gli altri non ce l'hanno fatta? Loro hanno fallito ma non è un buon motivo per non provarci», spiega Renzi, «La domanda non è Sì o benaltro, non è Sì e riprova che sarai più fortunato», aggiunge. «La domanda è Sì o Mai». «Bisogna viverla con leggerezza, perché poi ci dicono che siamo dei serial killer, delle scrofe... e invece no, siamo dei cittadini che vogliono cambiare l'Italia con il sorriso».


«Nessuno ha votato Cinque stelle qui? Eh, notoriamente a Roma abbiam vinto noi...», scherza con la platea il premier, e qualcuno in sala urla: «L'ha votato D'Alema». E il premier stoppa la polemica: «L'ha votato D'Alema? Buoni, questa è proprio una domanda coi baffi...».

«Non sarò come il mio omonimo in golfino verde: non sto ad aspettare il 27 del mese per prendere lo stipendio. Non credo alla politica come wrestling in cui si sta lì a picchiarsi. Non ci sto, se bisogna star lì in un sistema in cui si cambiano i sottosegretari ma non si cambiano le cose», dice Renzi, «Il 5 dicembre ci potrà essere un Paese più forte in grado di affrontare le sfide internazionali o un Paese fermo, bloccato. Non rimango lì per il gusto di occupare una seggiola, di vivacchiare e galleggiare».

«Pronto signora, sono Matteo Renzi...». Selfie, bagni di folla e anche una telefonata per il Sì, nella campagna elettorale del presidente del Consiglio sul referendum costituzionale. Dopo l'iniziativa alla Nuvola di Fuksas, nel quartiere Eur a Roma, Renzi si è fermato a lungo prima in platea con i militanti e con le «persone comuni» che hanno prestato il volto per i manifesti del Si, presenti sul palco insieme a lui. Poi prosegue il bagno di folla all'uscita dall'auditorium. E tra un selfie e la stretta di mano, ci scappa anche la telefonata. Una ragazza, al telefono con la mamma, avvicina il premier: «Mia madre la saluta, presidente», dice. E Renzi prende il telefono e saluta la signora.

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