Elezioni Roma, riammesso Fassina: doccia fredda per Pd e Cinquestelle. Match più aperto per Marchini e Meloni

Elezioni Roma, riammesso Fassina: doccia fredda per Pd e Cinquestelle. Match più aperto per Marchini e Meloni
di Nino Bertoloni Meli
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Martedì 17 Maggio 2016, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 12:37
Facce lunghe dalle parti del Pd e del M5S, sorrisi a go go dalle parti di Marchini e della Meloni. La riammissione per la cuffia della lista di Sel-Sinistra italiana con annessa candidatura di Stefano Fassina rimette le cose a posto nel panorama della contesa elettorale a Roma, ma costringe a rivedere i piani di competitori e avversari. E' soprattutto Roberto Giachetti che si vede svanire in un colpo solo la possibilità di usufruire di quel tanto di consensi che potevano assicurargli l'ingresso al ballottaggio. E' vero che solo una piccola parte dei voti di Fassina, secondo i sondaggi, si sarebbero indirizzati nell'urna verso il candidato del Pd, ma in una situazione che vede pressoché pari ben tre candidati (lo stesso Giachetti, Marchini, Meloni) un percento in più o in meno avrebbe fatto la differenza.
La sentenza del Consiglio di Stato rimette tutto in alto mare o, più semplicemente, rimette le lancette dell'orologio come prima, lo scenario torna a essere quello di una contesa dove, dopo decenni di collaborazione capitolina, il centrosinistra torna alle urne diviso e acerrimo avversario.

IL QUADRO
In parte diverso il discorso per la candidata M5S, Raggi. Sempre secondo i rilevamenti, buona parte dei consensi di Fassina, se non fosse stato in corsa, si sarebbero indirizzati verso la candidata di Grillo (un'altra fetta avrebbe contribuito a ingrassare l'astensione), ma per la Raggi comunque non si sarebbe trattato di consensi decisivi ai fini del ballottaggio, visto che il suo arrivarci non viene considerato in bilico (ma chissà...).

Contento della sentenza è anche Alfio Marchini. Sia perché indebolisce di fatto il competitor Giachetti in vista del ballottaggio, sia perché l'ingegnere, discendente di una famiglia storica di sinistra, non disdegna di dialogare con l'elettorato di sinistra presso il quale potrebbe aprire più di una breccia ai fini del consenso elettorale. «Già tanti elettori del Pd non si sa se voteranno per quel partito ancora, dopo quel che è successo a Roma, io guardo comunque con rispetto agli elettori di sinistra e di Sel se non dovessero avere il loro condadato e il loro simbolo», aveva dichiarato Marchini nel pomeriggio, quando ancora non si sapeva della decisione del Consiglio né si immaginava che potesse ribaltare clamorosamente il verdetto del Tar.

Sorride pure Giorgia Meloni, che di voti di sinistra non può né intende intercettare, ma più difficoltà incontra Giachetti, meglio è pure per la sua corsa al ballottaggio. E poi la lista di Fratelli d'Italia è stata riammessa a Milano.
E ora? Probabilmente rallenterà o cesserà la caccia al voto di sinistra intrapresa dal Pd, ma è destinato ad aprirsi il confronto dentro Sel, al netto dei sussurri e grida, conditi di sospetti, che l'esclusione di Fassina fosse stato l'esito di una macchinazione interna, sospetti avallati dallo stesso Fassina in una recente intervista. «Non perdiamoci di vista», aveva esortato giorni fa Paolo Cento rivolto a Melilli, il segretario regionale dem, che aveva risposto: «Certo, ci vedremo al ballottaggio». «Anche prima», la conclusione di Cento. Dentro Sel, tutta l'area cosiddetta “governista” non vede di buon occhio una impostazione elettorale che individua nel Pd il nemico, dopo decenni di governo insieme nella Capitale, con la stessa Sel che è al governo in Regione con Zingaretti.

Proprio ieri Sel ha riunito l'esecutivo, lì le due linee sono riapparse e si sono date se non battaglia, le prime scaramucce: ma si è ribadito che il percorso per dar vita a una nuova formazione di sinistra a dicembre è confermato. Quanto a Giachetti, continuerà forse a usufruire del contributo “di sinistra” di Walter Tocci nella stesura del programma, provocando però le rimostranze di altri pezzi e personaggi della sinistra tipo Roberto Morassut, competitor alle primarie: «Tocci al programma? E' come “Vent'anni dopo” della saga di Dumas dei Tre moschettieri».