Torino, faccia a faccia Fassino-Appendino: ecco la Torino che verrà

Piero Fassino (Pd) al ballottaggio del 19 giugno alle Comunali di Torino e la sfidante grillina Chiara Appendino
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Venerdì 10 Giugno 2016, 21:10 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 18:53
Un confronto serrato, incalzati dalle domanda del giornalista, con tante proposte e altrettante idee per la Torino del futuro. Dal debito alle grandi infrastrutture, dallo sviluppo economico all'urbanistica e alla sicurezza: la voglia di vincere è la stessa, come il tifo per la Juve, ma la ricetta per riuscirci, e poi per amministrare il capoluogo piemontese, è diversissima. E il sindaco uscente del Pd Piero Fassino, come la sfidante del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino, non fanno nulla per nasconderlo.

Il primo confronto tra i due candidati in diretta dal Lingotto, e non dalla centrale piazza San Carlo come avrebbe preferito la Appendino. Lei in tailleur pantalone bianco, camicetta a pois e tacchi alti, lui in completo grigio e cravatta blu. Una sportiva stretta di mano e via con le domande a raffica e le loro risposte, scandite da un countdown da 1 minuto e mezzo al massimo, tre possibilità di replica da trenta secondi ciascuna, domande incrociate e appello finale secondo il format ormai collaudato di Sky Tg24. «Penso ci sia molta superficialità nel considerare l'attività di un sindaco e in cinque anni la consigliera Appendino ci ha spesso attaccato senza spiegare come fare le cose che sosteneva», attacca il primo cittadino uscente quando il giornalista ricorda la definizione di «Giovanna d'Arco della pubblica moralità» con cui in Consiglio comunale l'aveva apostrofata. «Abbiamo fatto cinque anni di opposizione dura e quando una cosa è sbagliata va contestata», la replica della candidata pentastellata, che si dice «orgogliosa» di quel soprannome «perché mi stavo occupando dei contributi alla cultura».

Fassino snocciola i traguardi raggiunti da Torino nei cinque anni della sua amministrazione, come il boom di turisti, il calo delle emissioni inquinanti, la chiusura dei campi rom e la crisi «che ha picchiato duro ma non ha piegato» la città della Mole. E nega che i poveri a Torino siano centomila. «È un dato che non esiste». «È sbagliato che il sindaco neghi un problema che c'è, non va messo sotto il tappeto ma preso di petto», sostiene invece la Appendino, che punta sul reddito di cittadinanza - «una misura universale» - su un fondo da 5 milioni di euro per l'inserimento dei giovani nel mondo delle piccole e medie imprese. E promette «un grande patto per le periferie». «Il mio primo provvedimento? Convocherò le forze economiche e sociali per dare vita ad un grande patto per il lavoro», annuncia l'esponente Pd. Diversissima la posizione sulla Tav: «i dati dei traffici non giustificano un investimento da 10 miliardi di euro, non è un approccio ideologico ma pragmatico», dice la Appendino. «Non è un'opera inutile ma consentirà sviluppo e crescita», sottolinea Fassino, che punta il dito contro l'assessore in pectore all'Urbanistica della sfidante, Guido Montanari. «Teorizza la decrescita felice, bloccherà la città», accusa il sindaco uscente. «Noi non vogliamo bloccare la crescita, ma immaginiamo una politica differente - replica Appendino - basta grandi centri sociali, basta costruzioni a tutti i costi, puntiamo sulla qualità e sulla riqualificazione dell'esistente».

Poi l'appello finale, per una Torino «accogliente, solidale, di avanguardia e giusta» dice Fassino; «ho fatto una scelta innovativa, rivoluzionaria, coraggiosa, giudicatemi per quello che sono», le ultime parole di Appendino.
Che alla fine ottiene il 66% delle preferenze dei telespettatori. Ma a contare davvero saranno quelle del 19 giugno.
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