Roma, sfida a cinque in tv scontro sulla legalità

Roma, sfida a cinque in tv scontro sulla legalità
di Simone Canettieri e Mauro Evangelisti
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Mercoledì 1 Giugno 2016, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 15:18

Partono in sordina. E quasi si ignorano. Parlano di debito e buche come bravi scolaretti. Scodellano percentuali. Giorgia Meloni e Roberto Giachetti (l'unico senza cravatta) non nascondo l'amicizia e fuori inquadratura si fanno battute a vicenda, Alfio Marchini sorride in maniera amabile, Stefano Fassina è un concentrato di numeri sociali, Virginia Raggi ha l'aria di chi dice sto qui ma non avvicinatevi che è meglio.

 

Poi, a mano mano che gli ospiti prendono confidenza, il clima in studio si riscalda: il confronto Sky tra i cinque principali candidati a sindaco, una rarità di questa campagna elettorale per il Comune di Roma causa forfait della pentastellata, alla fine gira su chi è più puro e vuole epurare gli altri. La sicurezza rimane in secondo piano. C'è tanta questione morale, tanti «questi signori seduti al mio fianco», come fa notare sdegnata e rigida la grillina. Che alla fine in sequenza si becca gli attacchi sulla moralità del M5S da tutti, eccetto Fassina, con il tormentone «cara Raggi, pensa agli indagati del tuo movimento in giro per l'Italia». A sprazzi si affaccia la guerra dei due mondi, «la vecchia politica e la nuova».

LE SCINTILLE
La grillina di tanto in tanto prova a graffiare. Dà della «fascista» alla Meloni, ma si becca un «scappi dai confronti perché dice fesserie» da Marchini. Anche Giachetti alla fine perde un po' di staffe: «Finalmente ti voglio guardare in faccia quando dici queste cose: io ho una storia da difendere». L'ottimismo è l'unica dote che li accomuna: nessuno pensa di non andare al ballottaggio. Giachetti e Meloni si giocano anche la carta della romanità: entrambi quando parlano nominano quartieri per fare capire che conoscono Roma. La leader di Fratelli d'Italia cita Scicerone, il dem al momento della domanda incrociata chiede a Marchini ma «chi ta ha fatto fa' de fatte appoggia' da Berlusconi»? Ma è proprio il candidato civico che sul finale tira fuori l'annuncio a sorpresa: «Fino a quando non avrò abbassato le tasse, io e la mia giunta non percepiremo emolumenti».

I REDDITIUno dei siparietti più divertenti? Il confronto dei redditi, dal milione di euro dell'ingegnere Alfio Marchini ai 20 mila euro dichiarati dall'avvocato Virginia Raggi. Più nello specifico: Marchini ha raccontato di avere conferito a un trust il suo patrimonio immobiliare per evitare conflitti d'interesse e di avere investito 600 mila euro per la campagna elettorale, «in buona parte mi sono autofinanziato». Virginia Raggi ha scherzato: «Io sfiguro con il mio reddito annuo tra i 20 e i 25mila euro, non ho la macchina e neppure un cane o un gatto, possiedo un quarto della casa di mio padre, mentre la campagna elettorale costa 70 mila euro, ci finanziamo con micro donazioni». E gli altri? Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, ha parlato di un reddito annuo di 135 mila euro, di una campagna elettorale che costa 15 mila euro frutto grazie ai fondi raccolti sul sito, a cui si aggiungono le risorse messe a disposizione dal Pd. Giorgia Meloni, parlamentare: «Ho un reddito di 98 mila euro, una casa di 48 metri quadrati, una Mini, un gatto». Sulla spesa elettorale se l'è cavata ricordando un numero a cui inviare un sms per finanziarla. Infine, Fassina, già viceministro dell'Economia oggi parlamentare: anche per lui 95mila euro, una casa di proprietà a metà con la moglie, una Fiat, e una campagna elettorale che costa 50 mila euro, «ma gli altri non dicono tutto sulle loro spese, visto che stanno spendendo milioni di euro con le affissioni».

L'onda emotiva che ha investito, durante il confronto, lo studio di Sky, era legata all'ultimo, drammatico, caso di cronaca: la barbara uccisione di Sara. Voi vi sareste fermati ad aiutarla? ha chiesto l'intervistatore. E su questo si sono giocate le risposte forse più sincere. Marchini: «Mi sarei fermato, non farlo sarebbe stato un segno di disumanità». Raggi: «E' difficile dare una risposta, per me che sono donna, di notte, c'è la paura, hai sempre il dubbio che possa trattarsi di un agguato. Ma va ricordato che c'è un numero da chiamare in questi casi, di certo avrei chiamato il 113».

Giorgia Meloni: «Certo, bisogna trovarcisi in certe situazioni, ma non sono il tipo da girarsi dall'altra parte». Simile la risposta di Giachetti: «Onestamente bisognerebbe trovarcisi, ma deve farci riflettere ciò che accaduto, senza scaricare tutto sui cittadini, dobbiamo rendere più sicure le periferie». Fassina: «Parlare ora dallo studio è facile, se fossi stato con la famiglia avrei comunque telefonato per dare l'allarme». Ma la storia di Sara è stata collegata anche al tema della sicurezza, quello che caratterizzò le elezioni di otto anni fa, e che oggi, sorprendentemente, è diminuito di importanza.

E se Fassina ha ricordato che comunque il sindaco ha poteri limitati, ma deve comunque rilanciare anche politiche sociali per garantire una città più sicura, Marchini ha scherzato sul suo ruolo di «stalker» del ministro dell'Interno, Angelino Alfano: «Gli ho chiesto con insistenza di portare i militari anche in periferia e i 700 agenti inviati per il Giubileo dovranno restare anche a Roma. Ricorrerò anche alla tecnologia». L'incremento della videosorveglianza e dell'illuminazione è un mantra che ha coinvolto tutti i candidati.

Giachetti: «Copierò il piano del sindaco di Parigi, attiverò immediatamente altre mille telecamere, useremo anche quelle dei privati, e tutto convergerà su un'unica centrale. E poi dobbiamo ripristinare l'illuminazione dei quartieri». Meloni: «Illuminazione e piano delle telecamere, ma anche una migliore distribuzione nel territorio dei presidi delle forze dell'ordine. Faccio un esempio: se c'è una emergenza all'Infernetto, la volante deve partire da Ostia». Virginia Raggi ha insistito sul ruolo che il sindaco può giocare nel comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza di cui fa parte, «ci sono 24 mila uomini, da riorganizzare soprattutto in periferia».

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