Renzi e Gentiloni, monta la tensione sul dopo elezioni

Renzi e Gentiloni (ansa)
di Alberto Gentili
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Giovedì 1 Marzo 2018, 10:06
Si alza la tensione del Pd. Appena due giorni fa al cinema Adriano Matteo Renzi e Paolo Gentiloni hanno promesso al popolo dem di non dividersi. Ma più aumentano i messaggi di sostegno a favore del premier, più il segretario del Pd vede crescere i pericoli per la sua leadership nella fase post-elettorale.

Renzi, che ieri ha visto Enrico Letta schierarsi per Gentiloni dopo gli endorsement di Romano Prodi, Giorgio Napolitano, Walter Veltroni, teme che il “partito” del premier gli stia preparando il ben servito in caso di sconfitta elettorale e nel quadro di quella che il Professore chiama “ricomposizione” di una coalizione unitaria. Un passaggio che richiederebbe, a giudizio di molti esponenti dem a cominciare da Andrea Orlando, un “cambio di leadership”. “I leader non sono buoni per tutte le stagioni”, commenta il prodiano Giulio Santagata.

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Gentiloni osserva. Fa, come gli ha chiesto Renzi, gioco di squadra. Con comizi e comparsate in tv, restando leale al segretario. Non trama. Ma è innegabile che il premier stia cominciando a giocare la partita per il dopo 4 marzo con più autonomia. Alla pari. Da qui lo scatto di ieri di Renzi che ha annunciato: «In caso di sconfitta potremmo andare all’opposizione, non ce l’ha mica ordinato il medico di stare al governo».

Una frase che è rimbalzata anche nei piani alti del Quirinale. Proprio lì, dove un governo Gentiloni (e quindi con il Pd) è considerato una delle ipotesi più probabili e più sicure per garantire stabilità in caso di pareggio elettorale. Anche in caso di sconfitta del partito renziano. Insomma: di sostenere un esecutivo non lo suggerirà un medico, ma il capo dello Stato probabilmente sì se dopo il 4 marzi sarà impasse. Tanto più che i tempi sono lunghi: le consultazioni sul Colle se va bene cominceranno poco prima di Pasqua. 
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