Governo, Mattarella ai partiti: «È l'ora della responsabilità»

Governo, Mattarella ai partiti: «È l'ora della responsabilità»
di Alberto Gentili
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Venerdì 9 Marzo 2018, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 17:45

ROMA «Abbiamo bisogno di senso di responsabilità e di collocare al centro l'interesse generale del Paese e dei cittadini, anche quando le dinamiche dei partiti inducono alla contrapposizione». A quattro giorni dal voto, nella sua prima uscita pubblica, Sergio Mattarella lancia il suo appello ai partiti. E' un invito, di fatto, a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini, ma anche a Silvio Berlusconi e a Matteo Renzi, ad abbassare le bandiere di guerra issate in occasione delle elezioni, misurandosi con i problemi reali. E a facilitare, svelenendo il clima, la ricerca di intese in Parlamento.
Il capo dello Stato, insomma, invita al buonsenso. Chiede, soprattutto a chi ha vinto le elezioni, di essere credibile nei programmi (e anche nelle persone) su cui saldare una maggioranza. Questo perché, secondo il Presidente che non ha intenzione di sostituirsi ai partiti, la capacità di governo si misura su proposte concrete e praticabili che abbiano la possibilità di creare convergenze e ottenere dunque il consenso del Parlamento.
Come dire: cari Cinquestelle e Lega, archiviate le roboanti e irrealizzabili promesse elettorali, bonificate e rendete praticabile il campo. Solo così potrà nascere un esecutivo. Di quale colore e natura in questa fase è secondario. E comunque verrà messo a fuoco solo dopo Pasqua, quando al Quirinale prevedono possano cominciare le consultazioni, una volta eletti i presidenti di Camera e Senato.
L'occasione per l'appello è la celebrazione al Quirinale della giornata internazionale della donna. E il capo dello Stato porta proprio l'esempio di donne di schieramenti e culture politiche diverse come Maria Eletta Martini, Nilde Iotti, Franca Falcucci, Giglia Tedesco Tatò che «nel 1975, appena un anno dopo lo scontro referendario sul divorzio», ricorda Mattarella, «seppero tenere ben in vista gli interessi generali, anche quando le dinamiche dei partiti inducevano alla contrapposizione e al conflitto». Così «in Parlamento vi fu la capacità di raggiungere un compromesso alto, su una materia fondamentale», la riforma del diritto di famiglia. «Un grande merito storico, una lezione repubblicana» da tenere bene a mente nell'attuale fase politica. «E abbiamo ancora, avremo sempre bisogno, di questa attitudine. Del senso di responsabilità di saper collocare al centro l'interesse generale del Paese e dei suoi cittadini».
Il primo a risponde all'appello è Salvini: «Ha ragione Mattarella, gli interessi del Paese e degli italiani vengono prima di qualsiasi altro calcolo politico». Una frase anodina che vuole dire tutto e il suo contrario. Ben più convinto l'impegno di Silvio Berlusconi che, inorridito all'idea di tornare alle urne, apre a un governo di tutti: «Intendo fare tutto il possibile per consentire all'Italia di uscire dallo stallo, di darsi un governo, di rimettersi in cammino sulla strada della crescita nella responsabilità e nella sicurezza». Poi, senza citare Salvini: «In Parlamento ci sono equilibri incerti e confusi e si devono produrre le condizioni di una maggioranza e di un governo in grado di raccogliere un consenso adeguato, scongiurando una paralisi che porterebbe a nuove elezioni».
IL GELO M5S E DEM
Applausi anche da Cinquestelle, presenti al Quirinale con Di Maio e Virginia Raggi. Ma è una claque senza convinzione e a uso di parte. Dice Danilo Toninelli: «Bene Mattarella. Noi questo senso di responsabilità lo portiamo avanti già dalla campagna elettorale. Vogliamo che inizi la Terza Repubblica dei cittadini e un governo di cambiamento». Ma perché ciò accada devono essere gli altri a convergere sul programma grillino. Un epilogo che fa venire l'orticaria al Pd, determinato (per ora) a restare sull'Aventino. «Anziché parlare a noi», afferma Luca Lotti, braccio destro di Renzi, «che abbiamo perso e staremo all'opposizione, è arrivato il momento di vedere cosa vogliono fare i vincitori Salvini e Di Maio».

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