Débacle nei Municipi, Raggi sotto processo chiede aiuto a Di Maio: via la dirigente del verde

Débacle nei Municipi, Raggi sotto processo chiede aiuto a Di Maio: via la dirigente del verde
di Simone Canettieri
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Martedì 12 Giugno 2018, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 15:40

«Accidenti, dobbiamo far rotolare qualche testa». Di prima mattina Virginia Raggi si sveglia travolta dai risultati dei municipi (III e VIII) dove il M5S ha perso, rispetto alle stesse votazioni del 2016 come lista, una cosa come 30mila voti. Terza forza fuori dai giochi. Messaggio chiaro, percentuali da regionali del 2013. E così in Campidoglio si va alla ricerca per tutta la giornata di un capro espiatorio come si deve. Girano i nomi di assessori in bilico a seconda dei problemi (non risolti) della Capitale.

E quindi: i trasporti con Linda Meleo. «Ma c’è il futuro di Atac in ballo». E allora le buche e dunque i Lavori pubblici gestiti da Margherita Gatta con il suo asfalto magico. «Ma mancano le alternative». I rifiuti di Pinuccia Montanari? «Ma no, è troppo amica di Grillo». E allora intanto si sceglie di rimuovere la responsabile del verde Rosalba Matassa, la dirigente che trattò il caso Spelacchio a Natale e che ha sulle spalle la situazione dei parchi cittadini. Fuori una. Ma non basta, ovvio. Perché le chat sono incandescenti: gli attivisti se la prendono con gli eletti in Aula Giulio Cesare. «Avete perso lo spirito del movimento».
 
I CONTRASTI 
I big della maggioranza, da Marcello De Vito a Paolo Ferrara, mettono nel mirino l’azione della giunta. «Ci concentreremo su alcuni temi importanti e andremo di più tra le persone nei quartieri per dare un segnale forte», dice, morbido, il capogruppo. «Ora più che mai serve un cambio di passo per andare avanti e più coraggio sullo sviluppo della città e di settori strategici», aggiunge duro De Vito, che ha perso il feudo sotto casa, quello di Montesacro, dove la compagna faceva l’assessore e la sorella ha preso i voti per diventare consigliere regionale. Sicché serve una scossa, che sia un segnale, ma niente di tremendo - allegro ma non troppo - perché non solo c’è il concordato di Atac ancora appeso, ma il 21 giugno inizia anche il processo a Raggi per falso nella vicenda delle nomine con Raffaele Marra, l’ex braccio destro arrestato. Dunque meglio non aprire troppe vertenze. Dunque con tutta la giunta schierata, Raggi incontra i sindacati confederali (pronti allo sciopero) e annuncia: «Ho già parlato con il ministro dello sviluppo Economico Luigi Di Maio» per «riattivare il cosiddetto tavolo per Roma», ovvero quello per rilanciare l’economia cittadina e Luigi, il leader e vicepremier, «si è detto disponibile». Nei momenti di difficoltà a Raggi non rimane che questo: appoggiarsi al neo Governo amico. Anche perché la ricerca dei nemici diventa complicata: l’unico in campo è rimasto il governatore Nicola Zingaretti. La sindaca affida la sua analisi del voto a un tweet anestetizzato: «Ripartiamo dal territorio. I cittadini vanno sempre ascoltati. Seguiremo le loro indicazioni: ci impegneremo di più su decoro, lavori pubblici e trasporti». Postilla finale per i candidati sconfitti: «Li ringrazio, il lavoro pagherà: avanti».
IL CLIMA
Al di là delle dichiarazioni, l’aria è pessima. Consiglieri contro assessori e sindaca, sindaca contro assessori. Attivisti contro tutti. Roberta Lombardi, già faraona del M5S romano e ora capogruppo in Regione, continua la battaglia interna. E dopo aver consigliato al super ministro Di Maio di cedere lo scettro di capo politico, insiste. «Vola in alto con la testa e stai con i piedi a terra E sui nostri territori. Roma in primis. Ripartiamo da un nuovo staff per gli enti locali e i gruppi territoriali». Il riferimento è per esempio ad Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, che adesso fanno i ministri. Lombardi che non commenta la perdita della sua enclave romana (il III municipio) agli amici dice: «Non sono io a dover dare spiegazioni». Oggi pomeriggio alle 15 Lombardi si affaccerà in Campidoglio per una riunione congiunta con i consiglieri comunali. C’è da sciogliere un altro nodo: come comportarsi in Regione con Zingaretti. Per Virginia è «il nemico di Roma»; Roberta non gli è ostile ma lavora «per un’opposizione costruttiva». Un altro forno acceso, vista l’opa della Lega sui voti grillini può tornar comodo.
 

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