Gelmini: «Caro libri, ispezioni e tagli
alle scuole che sforano i tetti di spesa»

Il ministro Mariastella Gelmini
di Alessandra Migliozzi
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Venerdì 26 Agosto 2011, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 00:04
ROMA - I professori spendaccioni rischiano di mettere in seria difficolt le loro scuole. Chi ha sforato i tetti di spesa per i libri di testo imposti dal ministero (che sono, ad esempio, 330 euro per una quarta ginnasio o 315 per una prima del liceo scientifico) potrebbe subire il taglio di una parte dei fondi erogati dallo Stato.



A scendere in campo in difesa delle famiglie è il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che, al rientro dalla pausa estiva, ha subito dovuto confrontarsi con il caro libri e la preoccupazione dei genitori. Un’annosa questione, quella dei tetti sforati, che però vede ancora una volta i docenti muoversi con troppa disinvoltura nella scelta dei testi più cari. Come ha evidenziato Il Messaggero e come denunciano anche le associazioni dei consumatori in troppe classi si superano i limiti ministeriali. A volte di pochi spiccioli, altre di oltre cento euro. Senza tener conto del costo dei dizionari. Per il ministro i tetti vanno rispettati.



Che fare, dunque, con le scuole che non si adeguano ai limiti imposti? Come pensa di intervenire Viale Trastevere?

«Avvieremo subito un monitoraggio e siamo pronti a mandare gli ispettori nelle scuole che abbiano sforato pesantemente i tetti di spesa. C’è una deroga del 10% che concediamo per ragioni motivate alle istituzioni scolastiche. Ma a chi è andato ben oltre, per esempio chi ha superato di molto i cento euro di sforamento dei tetti, siamo pronti a mandare i controlli. E siamo pronti a sanzionare queste scuole attraverso una riduzione del trasferimento dei fondi da parte del ministero».



Si tratta di un numero di istituzioni elevate secondo i vostri dati?

«Le prime rilevazioni del nostro ministero dicono che, per fortuna, le scuole che sforano non sono certo la maggioranza. Per ora siamo al 5% e, generalmente, lo sforamento non supera il 10% del tetto di spesa. Continueremo il controllo dei dati. Il mio invito ai docenti è a rispettare le regole, che sono frutto di un lavoro fatto da esperti e tecnici, e, soprattutto, a non mettere in difficoltà le famiglie».



Anche quando lo sforamento è piccolo, comunque, le famiglie con più figli entrano in crisi. Bastano pochi soldi, a volte, per far saltare la contabilità.

«Questo è vero, ma vorrei lanciare anche una riflessione. È giusto ridurre i costi a carico delle famiglie per l’acquisto dei testi, ma a volte ci si lamenta di dover scaricare da Internet un libro elettronico di 8-10 euro e poi, magari, si spendono gli stessi soldi per una suoneria del telefonino. È importante ridare alla cultura il suo peso e pensare che i testi di scuola sono un investimento, sono uno strumento culturale e non solo una spesa».



L’obiettivo delle famiglie, comunque, resta il risparmio. Come si può centrare questa comprensibile necessità?

«Nel 2012 quando i docenti dovranno scegliere i libri di testo avranno l’obbligo, per la prima volta, di optare solo per libri o tutti digitali o misti, un po’ digitali un po’ di carta. Stiamo spingendo molto nella direzione dei contenuti elettronici visto che stanno anche cambiando i luoghi di apprendimento con strumenti digitali. I calcoli del nostro ministero dicono che questo porterà a un risparmio del 30%. E’ una cifra che confermo. E questo era l’obiettivo delle legge 133 del 2008 che ha stabilito la transizione al libro digitale: far spendere meno i genitori. Come anche ridurre il peso dei libri nello zaino, un problema molto sentito soprattutto fra i più piccoli».



In molti sognano una diffusione massiccia del comodato d’uso del prestito dei libri da parte delle scuole. Ma spesso gli istituti non hanno i fondi. Non si potrebbe pensare di investire in questa direzione?

«Il comodato d’uso è uno strumento utile e interessante. Stiamo valutando la possibilità, come ministero, di trovare dei finanziamenti da spostare su questo capitolo. Intanto va detto che ci sono già molte scuole che con le loro finanze stanno mettendo in campo questo tipo di soluzioni per aiutare i genitori, soprattutto quelli che hanno un reddito più basso. Segno che quando c’è la volontà i docenti e di dirigenti riescono a venire incontro alle necessità di chi è in difficoltà».
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