Uno studente su quattro analfabeta in matematica

Uno studente su quattro analfabeta in matematica
di Lorena Loiacono
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Giovedì 11 Febbraio 2016, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 17:10
ROMA - Tempo di pagelle per gli studenti italiani ma, per ora, quella che arriva dall'Ocse non è da primi della classe. Anzi. L'Italia, ancora una volta, si conferma fanalino di coda per le competenze dei quindicenni nonostante gli sforzi profusi negli ultimi 10 anni per migliorare il rendimento scolastico. Stando ai dati dell'ultimo rapporto, che ha comunque come riferimento il 2012, i voti degli studenti restano insufficienti e ben al di sotto della media Ocse. A cominciare dalla matematica che resta l'incubo di un ragazzo su 4. Quasi il 25% degli studenti, infatti, mostra carenze nella conoscenza dei numeri, non riuscendo a risolvere semplici problemi in classe. Si tratta di un esercito di quasi 140mila ragazzi che ha ben poca dimestichezza con il "saper far di conto". Attestandosi sotto la media con ben 2 punti percentuali.

TUTTE LE INSUFFICIENZE
Lo stesso vale per le competenze nella lettura e nella comprensione di un testo: un compito troppo arduo per il 19,5% dei ragazzi di quindici anni. Uno su 5, quindi, nella migliore delle ipotesi sfiora l'analfabetismo. Contro una media Ocse del 18%. Brutto risultato anche nelle scienze dove le carenze emergono dal 18,7% dei ragazzi. Una quota in questo caso di poco superiore alla media che si ferma al 18%. Percentuali a parte, in termini numerici il fenomeno è decisamente più impressionante: gli studenti con risultati insufficienti infatti, quelli che il rapporto definisce "low performing students", rappresentano una buona fetta della scuola italiana. Su un totale di 566.973 ragazzi di 15 anni, 139.866 nel 2012 avevano carenze in matematica, 110.565 in lettura e 105.999 in scienze. Coloro che presentavano carenze in tutti gli ambiti presi in esame erano 67.285, quasi il 12% del totale. E così il sistema scolastico italiano si piazza in fondo alla classifica, lasciandosi dietro solo Grecia e Portogallo. Negli istituti più difficili si registrano anche picchi dell'80% di studenti al di sotto della sufficienza. Che cosa accade allora a questa parte di scuola che non riesce a decollare? Ad influire sono diversi fattori. Innanzitutto va considerato l'afflusso massiccio in Italia, nell'ultimo decennio, di giovani immigrati che inevitabilmente richiedono maggiori attenzioni in classe. Il basso rendimento scolastico, inoltre, riguarda soprattutto i ragazzi che provengono da famiglie disagiate, con una quota del 38% contro il 12% di coloro che vivono in famiglie agiate, quelli che trascorrono sui libri 5,6 ore a settimana contro una media Ocse di 9,7 ore, il 60% di coloro che si assentano di più marinando la scuola e il 34% dei ragazzi che studiano negli istituti professionali.

L'INDAGINE DEL 2012
«L'allarme - ha spiegato il direttore dell'Education and Skills dell'Ocse, Andreas Schleicher - è di oltre 13 milioni di quindicenni che nei 64 Paesi in cui si svolgono le rilevazioni non hanno neppure quelle competenze di base che dovrebbero essere scontate nel XXI secolo. Questo ha conseguenze sia a livello personale che delle economie e delle società, non solo perché questi ragazzi rischiano di lasciare la scuola prima di finirla. Una popolazione senza competenze di base rischia di compromettere anche l'intero sistema economico e la crescita del proprio Paese». Ma i dati diffusi dall'Ocse possono essere letti anche con un altro punto di vista: paragonando i dati del 2012 con quelli del 2003 emerge un notevole miglioramento nel rendimento degli studenti italiani. In tutti gli ambiti presi in esame. Per quanto riguarda matematica, i ragazzi con scarse competenze sono diminuiti di 7,3 punti percentuali dal 2003 al 2012, nella lettura la quota degli studenti carenti è scesa del 4,4% e nelle scienze del 6,6%. In ripresa anche gli studenti che nel 2003 si attestavano addirittura sotto la soglia minima, quella del livello 1, con una percentuale del 13%: nel 2012, a distanza di dieci anni, sono scesi al 9%.