Scuola, vacilla l'unità anti-riforma dei docenti: dubbi su blocco scrutini

Scuola, vacilla l'unità anti-riforma dei docenti: dubbi su blocco scrutini
di Diodato Pirone
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Venerdì 15 Maggio 2015, 06:19 - Ultimo aggiornamento: 12:51
Sindacati della scuola spaccati sull'eventuale blocco degli scrutini. La frattura passa fra i confederali, sostanzialmente contrari nonostante qualche mal di pancia nella Cgil, e le frange più estreme rappresentate dai Cobas e da organizzazioni autonome che potrebbero adottare questa forma di lotta o annunciare iniziative di “guerriglia” tali da complicare lo svolgimento degli scrutini.



«L'attenzione sul blocco degli scrutini è fuorviante - spiega Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola - Ma questo non vuol dire che non siano possibili nuove forme di lotta». Cosa significa? Che - in assenza di un accordo col governo - restano possibili nuovi scioperi degli insegnanti anche in un mese delicato come giugno ma che alla fine della fiera gli scrutini si svolgeranno, al di là di qualche possibile giorno di rinvio.



LA NORMATIVA

Il blocco - ad eccezione di casi isolati sanzionabili dalla legge - è escluso, oltre che dall'orientamento dei sindacati più importanti, appunto dalla normativa di regolamentazione degli scioperi nei pubblici servizi. E la legge è chiarissima: qualunque forma di lotta sindacale non può comportare rinvii degli scrutini superiori a cinque giorni. Inoltre il professore che dovesse non presentarsi, senza giustificazione, rischierebbe una multa superiore di 500 euro al giorno per ogni giorno di assenza.



E' noto del resto che le confederazioni Cgil, Cisl e Uil, (che in quanto confederazioni intendono rappresentare gli interessi complessivi dei lavoratori/cittadini e dei loro figli) non sono mai state favorevoli neanche a lanciare l'ipotesi del blocco degli scrutini.



Tuttavia è anche vero che la tensione fra gli insegnanti è altissima e, nonostante gli sforzi comunicativi del governo e del premier per chiarire intenzioni e portata della riforma, l'opposizione al provvedimento è larga anche in fasce non sindacalizzate. Questa spinta sta ”costringendo” i confederali a tenere duro nel braccio di ferro col governo e porta le organizzazioni ”minori”, come Cobas e autonomi, a tendere ancora di più la corda facendo circolare la minaccia di un blocco degli scrutini nonostante la sua assai improbabile attuazione.



Ma fra i sindacati siamo di fronte alla classica divisione fra falchi e colombe? «Non si può rispondere in questi termini e comunque non in questa fase - sottolinea Di Menna - Ora vogliamo risposte concrete dal governo. Altrimenti in futuro attueremo legittime iniziative nel rigoroso rispetto della legge, delle famiglie, degli studenti. Iniziative che potrebbero anche riguardare gli scrutini finali». Traduzione: care famiglie, cari studenti, questa volta siete alleati dei sindacati e quindi non lotteremo contro di voi e al massimo faremo rinviare gli scrutini di qualche giorno dando colpa al governo per la confusione.



La palla, insomma, è nel campo dell'esecutivo. E che Palazzo Chigi sia alla ricerca di un uovo di Colombo che consenta di riallacciare il discorso con gli insegnanti non è un segreto. Agli osservatori, ad esempio, non è sfuggita la presenza del ministro delle Infrastrutture (e dell'ediliza scolastica), Graziano Delrio, al vertice governo-sindacati di Palazzo Chigi dell'altro ieri.



I bene informati sottolineano che nel suo precedente incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio è stato di fatto l'ufficiale di collegamento fra esecutivo e sindacati, elemento prezioso per mantenere aperti spiragli di dialogo anche nei momenti di scontro più violento fra Renzi e le confederazioni. E qualcuno si spinge a ipotizzare la maturazione nei prossimi giorni di una sorta di ”lodo Delrio” - che mai nessuno chiamerà così ufficialmente - in grado di sbloccare lo stallo. E di evitare non solo il blocco ma anche il rinvio degli scrutini.

Diodato Pirone