Asili nido, la laurea per maestre ora non è più valida

La beffa delle materne, la laurea per maestre ora non è più valida
di Lorena Loiacono
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Giovedì 7 Giugno 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 17:10
Studiano per una laurea che potrebbe non servirgli più a niente. Sono circa 50mila i ragazzi iscritti al corso di studio universitario in scienze dell’educazione: fino allo scorso anno pensavano di poter insegnare anche nei nidi, come educatori appunti. Ma ora non è più così. Ora serve l’indirizzo specifico riservato all’infanzia. Le regole del gioco sono cambiate in corso d’opera e gli studenti non ci stanno: parte la petizione in tutta Italia con la richiesta che «la norma non sia retroattiva». Anche perché non tutte le università hanno già attivato l’indirizzo per l’infanzia. 

DA ZERO A SEI ANNI
La nuova regola è contenuta nel decreto attuativo della Buona Scuola, il 65 del 2017, per il sistema integrato del settore educativo da zero a sei anni. Il testo prevede che, a partire dall’anno scolastico 2019-20, per essere assunti come maestri negli asili nido è necessaria la laurea in scienze dell’educazione L19 con l’indirizzo specifico per educatori nei servizi educativi per la prima infanzia. Una novità che ha generato il caos tra le migliaia di studenti che stanno frequentando il corso di scienze dell’educazione o che hanno appena conseguito la laurea: stando al decreto, infatti, si ritrovano esclusi dai servizi per la prima infanzia. Si tratta di circa 50mila ragazzi che, al momento della scelta della facoltà universitaria, erano sicuri che con la laurea in scienze dell’educazione avrebbe potuto diventare anche educatori negli asili nido.

«In molti casi - dichiara Andrea Torti, coordinatore di Link Coordinamento universitario - hanno intrapreso il loro percorso di studi proprio con questo obiettivo. I regolamenti didattici degli anni fino al 2017-18, infatti, prevedono fra gli sbocchi professionali anche i servizi per la prima infanzia. Le università quindi non hanno avuto modo di adeguare la propria offerta formativa soprattutto perché ancora oggi, a un anno dal decreto, non sono stati definiti dal ministero dell’istruzione i requisiti che l’indirizzo infanzia dovrà avere». Ci sono infatti università che avevano già un indirizzo infanzia e altre che lo stanno istituendo per il prossimo anno: «Ma in entrambi i casi – continua Torti- non è detto che i nuovi corsi riusciranno a soddisfare i criteri che il Miur indicherà e quindi lo stesso problema rischia di ricadere anche sugli studenti che si immatricoleranno a ottobre 2018».

Non solo, secondo gli studenti c’è un altro paradosso: chi frequenta l’indirizzo infanzia potrà sia diventare educatore sia intraprendere tutte le altre strade previste dal corso di laurea generico, come ad esempio diventare operatore nei centri di recupero per tossicodipendenti o nei centri anziani, anche se di fatto si è specializzato in un settore molto specifico come quello dei nidi. Mentre a tutti gli altri, con una preparazione trasversale, saranno interdetti gli asili. 

LE ASSEMBLEE
Nelle ultime settimane sono stati organizzati a catena incontri e assemblee nei corsi di laurea alla Sapienza di Roma e all’Università di Firenze, all’Università di Milano Bicocca, all’Aldo Moro di Bari e all’Università del Salento. Una protesta che sta crescendo in tutta Italia per fare chiarezza e chiedere spiegazioni in merito a un regolamento tutto da chiarire. Per questo, in attesa che le linee guida siano ufficiali e uguali per tutti, gli universitari ribadiscono le loro richieste: «Continueremo a contrastare la retroattività del decreto e a chiedere risposte sul perché si stia creando un corso specifico, settoriale e professionalizzante, senza che ci siano reali investimenti pubblici nel settore degli asili nido. Le liste d’attesa nei nidi sono lunghissime e non ci sono così tanti posti di lavoro disponibili per giustificare un percorso di studi così riservato che andrebbe a formare tanti disoccupati».

È partita inoltre una petizione di Link che si rivolge direttamente al Ministero dell’istruzione e chiede di assicurare tutele a chi ha già la laurea nell’ambito e a chi ha intrapreso il corso di studi, prima che il decreto fosse ancora stato emanato. 
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