Tagli alla Sanità, scontro sulla manovra da 4 miliardi. Lorenzin: a rischio ospedali e farmaci

Tagli alla Sanità, scontro sulla manovra da 4 miliardi. Lorenzin: a rischio ospedali e farmaci
di Mario Stanganelli
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Martedì 15 Ottobre 2013, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 14:37
ROMA - Secondo indiscrezioni circolate alla vigilia del Consiglio dei ministri che oggi pomeriggio varer la legge di stabilit contenente la manovra economica del governo, i tagli alla spesa per la sanit ammonterebbero ad oltre quattro miliardi di euro in tre anni.

Ne sarebbero bastati molto meno per far salire la tensione tra le file della maggioranza e determinare la sollevazione che c’è stata tra presidenti di Regione, che hanno tenuto una Conferenza straordinaria, sindaci ed esponenti di partito. Di fronte alle voci che quantificavano anche le scadenze temporali della sforbiciata (1 miliardo nel 2014; 1,5 nel 2015 e 1,6 nel 2016) il governo ha cercato di disinnescare l’allarme smentendo le indiscrezioni. Il ministro Franceschini ha parlato di «anticipazioni quasi sempre infondate, che di solito circolano nelle ore che precedono il varo della manovra. Il lavoro del governo - ha riferito il responsabile dei Rapporti con il Parlamento - è ancora in corso. Per una corretta informazione non c’è molto da aspettare: fino all’approvazione della legge di stabilità». Ulteriori rassicurazioni sono venute dal ministro degli Affari regionali Delrio che, lasciando ieri sera palazzo Chigi, ha detto: «Stiamo lavorando per evitare tagli alla Sanità e agli enti locali». Ma a tradire una sensibile preoccupazione è sembrata essere, all’interno dell’esecutivo, la stessa titolare della Salute, Beatrice Lorenzin: «Ho detto con grande chiarezza - ha affermato la ministra - che il Servizio sanitario nazionale non può sopportare i tagli di cui si legge nei giornali, da 1,5 a 3 miliardi. Ma che, per ora, - ha aggiunto - rimangono solo rumors negli scantinati del ministero dell’Economia. La sanità - ha ricordato Lorenzin - ha subito tagli per 22 miliardi negli ultimi anni. Così ospedali e farmaci finiscono a rischio». Al ministro della Salute arriva il sostegno anche di Pier Ferdinando Casini che, nel corso di una visita a un ospedale napoletano, afferma di «stare al fianco della Lorenzin per dire no ai tagli. La sanità è un bene che va tutelato».



Un secco alt alla decurtazione della spesa sanitaria viene da Guglielmo Epifani, che oggi dal Consiglio dei ministri si aspetta «un segnale di inversione che chiuda la stagione dei tagli continui alla sanità». Il segretario del Pd chiede piuttosto al governo «l’allentamento del patto di stabilità per dare una spinta alla crescita». Allarme anche da parte del presidente della commissione Sanità della Camera Pierpaolo Vargiu, di Scelta civica, per il quale «nuovi tagli alla spesa del settore rischiano di decretare la fine del Sistema sanitario nazionale».



ALLARME DELLE REGIONI

A non volersi fasciare la testa in anticipo sembra essere il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che premessa «l’impossibilità di altri tagli», dice di credere alla parola dell’esecutivo, in base alla quale «il Fondo sanitario 2014 dovrà passare dai 107,9 a 109,9 miliardi perché c’è l’impegno ad aggiungere 2 miliardi per il 2014 per evitare l’introduzione dei ticket». A «rabbrividire alla sola idea che la sanità venga ulteriormente tagliata» è il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, mentre quello della Puglia, Nichi Vendola, vede nella resistenza a nuovi tagli «la linea del Piave tra la vita e la morte». Protestano anche i sindaci che col vicepresidente dell’Anci, Alessandro Cattaneo, chiedono al governo di poter dare il benvenuto, «assieme allo stop ai tagli, all’annunciato allentamento del patto di stabilità».



Intanto, Mario Monti scrive a Letta per condizionare la continuità della presenza di Scelta Civica nella maggioranza alla stipula di un «patto di coalizione e di legislatura» fondato sul risanamento dei conti pubblici e su riforme come «l’urgentissima abolizione delle Province», la nuova legge elettorale e quella di una nuova legislazione sul lavoro.
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