Referendum, Zaia: «Ora Statuto speciale». Stop del governo: «Provoca»

Luca Zaia
di Marco Conti e Claudia Guasco
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Martedì 24 Ottobre 2017, 07:43 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 00:46

C'è il governatore di lotta che riunisce la giunta, decide che il Veneto diventerà regione a statuto speciale, promette di voler trattenere in laguna il 90% delle tasse, e quello che chiama al telefono il premier Gentiloni, annuncia una «trattativa dura», ma conclude la conferenza stampa dicendo: «Voglio confermare che io seguo la strada istituzionale». La differenza tra Zaia e Maroni la segnala Massimo Cacciari annunciando per il governatore veneto un futuro da candidato premier, ma la coglie anche il governo con il sottosegretario Gianclaudio Bressa che definisce «una provocazione» la prima mossa di Zaia.

E così ad un giorno dal referendum, le dichiarazioni distensive appaiono per quello che sono: di facciata. Il Veneto, forte di un'affluenza che sfiora il 58%, annuncia di voler diventare una regione a statuto speciale mentre la Lombardia incassa il via libera delle trattative da parte del presidente del Consiglio. Ma ecco che già arrivano i primi problemi: «Discuteremo di tutto, non di materie fiscali», premette il ministro Maurizio Martina. «Ministro di cosa? Dell'Agricoltura. Il nostro interlocutore è il premier», chiude la questione il governatore Luca Zaia che oggi dovrebbe incontrare proprio Gentiloni nel tour veneto che porterà il presidente del Consiglio prima all'Eni di Marghera e poi alla sede di Generali Italia di Mogliano Veneto.

La consultazione è stata un trionfo, ora il presidente veneto pensa di dettare le sue condizioni con un gioco al rialzo che guarda anche alla campagna elettorale. Una riunione straordinaria della giunta, ieri mattina, ha prodotto un documento in cui si indicano le 23 competenze da riportare a casa e, sul piano finanziario, i nove decimi del gettito fiscale di Irpef, Ires e Iva per gestirli (il federalismo fiscale). Approvato anche un disegno di legge con il quale si chiede il riconoscimento del Veneto come regione a statuto speciale. Si tratta di un solo articolo: «Nel primo comma dell'articolo 116 della Costituzione, dopo le parole la Valle d'Aosta sono aggiunte le seguenti: e il Veneto».

«Poiché modifica la Costituzione, dovrà essere approvata dai due terzi del Parlamento. Molto difficile con la maggioranza attuale», riflette l'assessore di FI in un consiglio tutto verde, Elena Donazzan. Senza contare che la legislatura volge al termine e il tempo manca anche per arrivare a concludere una trattativa. Per il governo si è perso tempo, oltre che soldi, ma Zaia sembra interessato a tenere alta la polemica in modo da traghettare l'argomento nella campagna elettorale e magari promettere che solo una nuova maggioranza parlamentare può accontentare i veneti. Il dato politico viene riconosciuto anche da Pd e M5S. Matteo Renzi scrive su Facebook che «il risultato in Lombardia e, soprattutto, in Veneto non va minimizzato» e che «il messaggio è serio: si chiedono più autonomia e più efficienza, maggiore equità fiscale, lotta agli sprechi a livello centrale e periferico». Nel blog di Grillo si legge che «autonomia e partecipazione sono da sempre le stelle polari del M5S. I cittadini di Lombardia e Veneto hanno partecipato, votato e deciso: non possono rimanere inascoltati».

IL TEMA
Rispetto al collega veneto è molto più istituzionale il collega Roberto Maroni che si dice pronto ad aprire la discussione con il premier Gentiloni, «con il coinvolgimento del ministero dell'Economia» per la parte che riguarda il coordinamento del sistema tributario. Il percorso di Maroni prevede una delibera di giunta e l'avvio di una trattativa con il governo centrale. La questione fiscale, per l'ex ministro dell'Interno, non è prioritaria mentre lo è la definizione delle tante materie concorrenti. Gentiloni, che ieri ha incontrato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, è pronto ad incontrare i due presidenti nel format che si deciderà, senza preclusioni ad altre regioni - come l'Emilia Romagna - che intendono seguire altre strade. Ovvio che la cornice resta quella prevista dalla Costituzione - ex articolo 116 - e dalla legge ordinaria.

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