Il voto per il Csm/ L’occasione di cambiare il rapporto toghe-politica

di Carlo Nordio
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Lunedì 9 Luglio 2018, 00:00
Mentre i nostri cuori sono divisi tra l’esultanza e la trepidazione per la sorte dei bambini thailandesi, rimane poco spazio per occuparci del risultato di un’operazione più modesta, come l’elezione dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura, che conosceremo nelle prossime ore. In questi limiti, tuttavia, possiamo spendere qualche parola. Non ci saranno, ovviamente, rivoluzioni epocali. Ma alcuni significativi cambiamenti sono possibili. Per comprenderli, occorre partire da lontano. 

I componenti togati del Csm sono eletti nell’ambito di liste formate dalle cosiddette “correnti” dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), contro le quali, periodicamente, si scatenano critiche velenose. L’ultima, che ha fatto scalpore, è quella del sottosegretario alla Giustizia Morrone, che ne ha auspicato la soppressione. 
Ma questa sortita non deve ingannare. Le stesse cose le dicono da anni - in forma più soave - tutti i partiti. E le dicono anche i magistrati, principalmente quando vengono esclusi da qualche nomina o quando sono andati, o stanno per andare, in pensione. Il loro verecondo silenzio, durante il servizio, è dovuto al fatto che la loro progressione in carriera dipende, salvo casi rari, proprio dai rapporti con questi gruppi di potere.

Qui viene il bello, o il brutto. Il magistrato ha infatti, come Giano, una duplice faccia. L’una rappresenta il suo ruolo di pubblico impiegato, che viene assunto, retribuito, e spedito in quiescenza. L’altra esprime la sua funzione giurisdizionale, per la quale è assolutamente indipendente dal potere politico godendo, per fortuna, di un’assoluta autonomia.

Ora, è perfettamente lecito che il suo sindacato si articoli, come le altre organizzazioni nazionali, in varie componenti, per la tutela dei suoi diritti di lavoratore: ad esempio protestando se il governo taglia gli stipendi (come ha fatto) o la pensione (come pare intenda fare). Ma non è affatto lecito che lo stesso sindacato o le sue correnti si intromettano in questioni diverse, men che mai in quelle politiche. 

Purtroppo questo è avvenuto, con la sapiente complicità di un partito e con la colpevole rassegnazione degli altri, negli anni passati. Le correnti dell’Anm sono così intervenute su tutto: dalla guerra in Vietnam al divorzio, all’aborto, via via fino all’ultimo referendum. Alcune di esse hanno tenuto rapporti assai stretti con i partiti, e alcuni magistrati, una volta cessato il servizio, lo hanno ammesso apertamente. Infine, con lo scoppio di tangentopoli, si è avuto il corteggiamento delle toghe, molte delle quali sono entrate in Parlamento, in tutti gli schieramenti: un altro esempio funesto di confusione istituzionale. Con queste premesse, era inevitabile che si formasse la generalizzata opinione che la magistratura fosse in gran parte politicizzata. Ogni avvocato può testimoniare che la prima domanda rivoltagli dal cliente riguarda il colore della toga del suo giudice. 

Con la dissoluzione e la trasformazione dei vecchi partiti le cose son cambiate; più lentamente rispetto ai vari sconvolgimenti elettorali, ma son pur sempre cambiate, e stanno cambiando. E’ un bene o un male? Un bene, se questo significa una maggiore distanza dai condizionamenti esterni. Un male, se riflette uno sciatto ripiegamento verso una modesta mentalità impiegatizia. Una cosa è certa: poichè il crollo delle ideologie coinvolgerà anche la caratura dei membri eletti tra pochi giorni dal parlamento, avremo un Csm sempre più affrancato dai miti astratti delle vecchie dottrine fideistiche e più attento alla soluzione dei problemi concreti. 
Se si occuperà di quelli collettivi, relativi cioè alla nostra giustizia sgangherata, allora le correnti si trasformeranno - e ce lo auguriamo . in operose fucine di pensiero. Se invece si limiterà alla gestione di interessi individuali, cioè promozioni e trasferimenti, diventerà un arido deserto di clientelismo. Se poi, Dio non voglia, riprendesse a far politica, si troverebbe prima o dopo, ad affrontare un risolutivo intervento di quest’ultima. E in tal caso se lo sarebbe meritato.
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