Versailles, vertice a 4: «Si a Ue a più velocità». Gentiloni: «Urge difesa comune»

Versailles, vertice a 4: «Si a Ue a più velocità». Gentiloni: «Urge difesa comune»
di Marco Conti
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Lunedì 6 Marzo 2017, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 16:31


dal nostro inviato
VERSAILLES La Brexit ha vinto. Populismi e sovranismi avanzano. Trump irride il Vecchio Continente. Putin spinge da Est mentre sponsorizza partiti e leader anti europeisti. E l'Europa che fa? Si ritrova nella reggia di Versailles che - ricorda il padrone di casa Francois Hollande - chiuse la prima guerra mondiale, anche se con «sanzioni eccessive».
  

 

LO SCENARIO
Un vertice a quattro, con la cancelliera Angela Merkel e i primi ministri di Italia e Spagna Paolo Gentiloni e Mariano Rajoy, che Hollande interpreta come ultimo atto prima della celebrazione dei sessant'anni dei Trattati di Roma che si terrà in Campidoglio il 25 marzo, e primo del dopo Brexit. «Sessant'anni di pace e di crescita», sottolineano i quattro durante le dichiarazioni che rilasciano alla stampa prima della cena. Quattro leader, più o meno a scadenza, di quattro Paesi che tra qualche settimana dovranno spiegare ai propri elettorati che uscire dall'Unione non è un affare e per farlo hanno bisogno di compattarsi per non cedere di un millimetro nella trattativa con Londra.
«Non vogliamo solo commemorare i Trattati di Roma - sostiene Hollande - ma affermare insieme l'impegno per il futuro. Francia, Germania, Italia Spagna hanno la responsabilità di tracciare la strada, non per imporla agli altri ma per essere una forza al servizio dell'Europa che dà impulso agli altri». Non basta quindi celebrare i sessant'anni dei trattati, ma occorre «indicare il futuro» alla Ue che deve saper dimostrare «solidarietà a 27, ma anche la capacità di avanzare a ritmi diversi» tra i diversi Paesi. Il presidente francese le chiama «nuove forme di cooperazione differenziata». La Merkel parla di Europa a più velocità e Gentiloni di «diversi livelli di integrazione», ma il risultato non cambia. L'Europa, o almeno i quattro Paesi che ieri si sono incontrati a pochi chilometri da Parigi, hanno trovato il coraggio di dire, come affermato dalla Merkel, che «alcuni Paesi possono andare avanti più rapidamente di altri». Cooperazioni differenziate, quindi, anche se la Cancelliera mette le mani avanti spiegando che non si tratta di creare delle «situazioni chiuse», ma opportunità a coloro che vogliono andare più rapidamente su certi temi e vogliono «una Ue più coerente e più forte» che sia in grado di dare risposte più tempestive e convincenti sui temi del sicurezza, dell'immigrazione, della difesa e della crescita.

«Vogliamo avanzare con più rapidità e la Spagna c'è», ha sottolineato il primo ministro spagnolo Rajoy, l'unico a non rilanciare il tema delle velocità ma che sottolinea come «l'Europa abbia una storia di successi» anche se Madrid non era rappresentata sessant'anni fa a Roma.

Si parte, quindi, il 25 marzo anche se i progetti di difesa comune, a suo tempo bloccati proprio da Parigi, sono stati già ripresi dai cassetti. Gentiloni non si tira indietro: «Servono passi avanti sulla sicurezza e sulla difesa», ma abbiamo anche «bisogno di un'Europa sociale, che guardi alla crescita e agli investimenti. Un'Europa in cui chi rimane indietro non consideri la Ue come una fonte di difficoltà ma come una risposta alle proprie difficoltà. E non siamo ancora a questo livello».

Tornare all'Europa della prosperità, come la definisce la Merkel, dove «tutti i ventisette Paesi della Ue, e non solo i nostri - sostiene Gentiloni- devono fare delle scelte dentro la cornice del Libro bianco della Commissione europea, senza le quali rischiamo di mettere in difficoltà il futuro stesso del progetto europeo».

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