Vaccini, slitta al 2019 l'obbligo per le scuole dell'infanzia: s'incrina fronte no-vax nel M5s

Vaccini, slitta al 2019 l'obbligo per le scuole dell'infanzia: s'incrina fronte no-vax nel M5s
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Venerdì 3 Agosto 2018, 19:21 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 13:13
Slitta di dodici mesi, quindi all'anno scolastico 2019-20, l'obbligo vaccinale nella scuola d'infanzia e negli asili nido. Lo ha deciso l'Aula di Palazzo Madama votando a larga maggioranza - 149 favorevoli, 110 contrari, un solo astenuto - un emendamento della maggioranza al decreto Milleproroghe. Un voto che ha provocato la forte protesta delle opposizioni secondo cui questo rinvio «mette a rischio la salute degli italiani». Ma che ha causato anche qualche tensione all'interno del fronte no-vax, tradizionalmente granitico, tra gli esponenti dei Cinque Stelle. La senatrice pentastellata Elena Fattori ha infatti votato contro l'emendamento dopo aver ricordato i bambini immunodepressi che oggi Iss definisce «a rischio di esclusione scolastica». Una presa di posizione che ha ragioni strettamente personali: «Rispetto la scelta del mio gruppo ma per mia storia personale, professionale e dolorosamente di madre - ha detto Fattori in Aula - non posso fare altro che dissociarmi dal mio gruppo e esprimere un indignato voto contrario».

Indignati e fortemente polemici i toni usati dalle opposizioni, a partire dalla secca condanna dell'ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che introdusse appunto quegli obblighi, oggi rinviati. «Di fatto - spiega Lorenzin - hanno vinto i no-vax e di fatto la legge sull'obbligo vaccinale per la frequenza della scuola è stata annullata: la conseguenza di ciò è ora il forte rischio di una diminuzione delle coperture vaccinali e di nuove epidemie per varie malattie». Secondo il senatore dem Davide Faraone, questo voto è di una «inaudita gravità». «La maggioranza M5S-Lega - incalza Faraone - ha di fatto superato l'obbligo vaccinale, che tutti i più importanti scienziati avevano consigliato di adottare».

Duro anche Lucio Malan di Forza Italia, secondo cui «rinviare di un anno l'obbligo di vaccino è una decisione molto pericolosa, che potrebbe avere un costo in vite umane». Contro queste critiche si schierano i senatori M5s della Commissione Sanità di Palazzo Madama. A loro giudizio si tratta di inutili polemiche perché «l'obbligo vaccinale non viene minimamente intaccato». Infine, a incrementare il clima di scontro, una sorta di «giallo», su un presunto insulto pronunciato dalla vicepresidente del Senato, Paola Taverna, accusata dal senatore di Forza Italia Massimo Mallegni di aver concluso il suo intervento con un «vaffa» rivolto ai banchi dell'opposizione. «Ha mandato tutti noi a quel Paese - ha protestato Mallegni rivolgendosi alla Presidenza - Questo atteggiamento in quest'Aula non è accettabile».

Alle grida che si sono levate «fuori, fuori», la presidente Elisabetta Casellati ha risposto: «Fuori mando soltanto io.
Spero che il vicepresidente Taverna non abbia fatto questo, perché ha un ruolo istituzionale che non glielo consente». Quindi, da buon arbitro, ha chiesto l'ausilio da parte della tecnologia, una sorta di Var d'Aula. «Quando finirà la seduta - ha poi aggiunto - siccome tutto quello che succede viene ripreso, vedremo il video e se è successo questo decideremo di conseguenza». Il voto finale del Senato al Milleproroghe, che contiene il rinvio dei vaccini, è atteso per lunedì quando il testo sarà licenziato per la Camera.
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