Nelle venti pagine di motivazione, il giudice estensore Alberto Puccinelli nel confutare quanto ha sostenuto la difesa dell'ex premier, ha sottolineato che benchè non ci sia stato un interesse di «ordine patrimoniale» nel concorso di Berlusconi nel reato di rivelazione del segreto d'ufficio, «presumere» un «interesse di tipo diverso, commisurato al vantaggio acquisito nella lotta politica, non appare in contraddizione» con l'accusa contestata. Infatti in quel periodo stava cominciando la campagna elettorale per le elezioni politiche della primavera successiva, vinte poi con un leggero vantaggio dal centrosinistra.
L'intercettazione al centro della vicenda e in cui Fassino diceva a Consorte «abbiamo una banca», risale al luglio del 2005, ai tempi della scalata a Bnl da parte di Unipol. La pubblicazione di quella telefonata, ancora coperta da segreto istruttorio e di cui non esisteva la trascrizione, avvenne il 31 dicembre dello stesso anno sulle pagine de Il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi. Per la vicenda il leader di Forza Italia il 7 marzo 2013 era stato condannato a un anno di carcere e il fratello Paolo a 2 anni e 3 mesi.
Lo scorso 31 marzo la seconda Corte d'appello, presieduta da Fabio Paparella, ha dichiarato la prescrizione del reato ma ha riconosciuto la responsabilità penale dei due fratelli Berlusconi confermando il risarcimento da 80 mila euro all'attuale sindaco di Torino.
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