Unioni civili, M5S: se il testo cambia non lo votiamo. Pd in allarme

Unioni civili, M5S: se il testo cambia non lo votiamo. Pd in allarme
di Nino Bertoloni Meli
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Giovedì 4 Febbraio 2016, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 09:02

Se Alfano piange, il M5S non ride. O viceversa. E' proprio così: il ddl sulle unioni civili avanza sì a suon di maggioranze inedite, ma la cosa provoca strappi divisioni timori ondeggiamenti tensioni. «Questa maggioranza sulle unioni gay tra Pd e M5S è traumatica. Non mi auguro crisi di governo, ma neanche che si vada avanti a braccetto con i grillini», scandisce il ministro dell'Interno nonché principale alleato del governo Renzi. Né stanno meglio dalle parti grilline: «Mi sono rotto i c...», è sbottato il senatore Airola all'ennesima richiesta di chiarimento da parte di Monica Cirinnà in persona, dopo che sono apparsi sui giornali notizie di abboccamenti e incontri tra il direttorio pentastellato e alte gerarchie ecclesiastiche, manco i seguaci di Casaleggio fossero dei dc d'antan.

TENSIONE DOPPIA
«Se il ddl Cirinnà viene stravolto noi non lo votiamo più», tornano a minacciare dalle parte grilline. La tensione è doppia. C'è quella di merito e riguarda la legge sulle adozioni che di suo non è certo tra le più tranquille e destinate a passare lisce; e c'è lo scontro politico vero e proprio, che ha per posta le maggioranze variabili, le geometrie parlamentari, dove Matteo Renzi si sta dimostrando un maestro nel trovarsi la maggioranza giusta al momento giusto.

Il nodo è la tenuta o meno di queste maggioranze posticce o di giornata. Se dentro i centristi la tensione è al culmine, con le conseguenti voci di possibili ”soccorsi bianchi” all'ombra del voto segreto (buona parte di Ncd tornerebbe in maggioranza memore del rimpasto appena fatto molto prodigo nei confronti del partito di Alfano»), nel M5S lo scontro è abbastanza esplicito, tra chi vuol dare prova di essere una forza matura che usa i propri voti parlamentari per far passare qualche provvedimento ritenuto positivo, e chi invece, seguendo i dettami di Casaleggio, vede e considera il Pd «il nemico» e si muove di conseguenza.

 

A fronte di un Airola nervoso, la nuova capogruppo Nunzia Catalfo ha partecipato tranquilla alla riunione informale di tutti i capigruppo per trovare una intesa cordiale sugli emendamenti, che è stata trovata a metà. Nel senso che la Lega ha promesso di ritirare il 90 per cento dei propri emendamenti attestandosi sui 500 rispetto ai 5 mila, a patto che il Pd rinunci al ”cangurone” in grado di farli saltare tutti, o quasi. Il vertice del gruppo Pd guidato da Luigi Zanda ha promesso e non promesso, detto e non detto, «è giusto che teniate un po' di emendamenti, ma bisogna vedere su quanti verrà chiesto il voto segreto», in sostanza il cangurone potrà diventare un normale canguro o essere chiuso in gabbia, dipende dalla controparte.

Si tratta di pura tattica parlamentare, e qui entra in scena il presidente Pietro Grasso che avrà l'ultima parola in materia di voti segreti. Non a caso Zanda ha avuto mandato dagli altri capigruppo di sondare il presidente, «Grasso ci faccia capire prima su che cosa intende dare disco verde ai voti segreti e su quanti»; il tutto si capirà a metà della prossima settimana, quando per le adozioni giungerà finalmente il momento della verità, si comincia a votare, testo ed emendamenti.

IL PRE-AFFIDO
In ballo, come mediazione, rimane sempre il cosiddetto pre-affido, che prevede due anni di prova al termine dei quali un giudice decide se procedere o meno all'adozione. Una mediazione che rientra nei «piccoli ritocchi» di cui ha parlato Zanda, non tale da stravolgere il ddl. Anche perché dai vertici del Nazareno e di palazzo Chigi l'imput non è di cambiare il testo pur di imbarcare i centristi,

Renzi a questo giro vuol dimostrare di portare in porto un provvedimento ”di sinistra”. «Salutiamo con favore le prove di dialogo che si affacciano sulla scena politica. Ma il Pd pur cercando una mediazione utile non intende retrocedere di un millimetro sul piano dei diritti perchè questa legge rappresenta già una risposta tardiva per migliaia di coppie italiane», l'altolà di Micaela Campana della segreteria dem.
 

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