Unioni civili, Renzi: il testo non si tocca, vogliono silurare l'intera legge

Matteo Renzi
di Marco Conti
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Domenica 7 Febbraio 2016, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 12:51

Si ostenta sicurezza al Nazareno. «Le contorsioni» dei grillini, come le definisce il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato, non sorprendono. «Ci si dimentica che buona parte degli eletti e degli elettori del M5S sono di destra», ricorda il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. E in effetti, raccontano senatori del Pd in stretto contatto con il grillino Alberto Airola, la virata grillina sarebbe dovuta alle pressioni esercitate su Grillo dai senatori pentastellati meridionali che avrebbero anche girato al leader genovese le telefonate di vescovi e cardinali.

BOOMERANG
«Quattro o cinque senatori grillini malpancisti, al massimo», sostengono dalle parti del Pd. «Si va avanti, nessuno stralcio», sostiene poco dopo l'annuncio di Grillo il renzianissimo senatore Marcucci. Resta quindi la ”stepchild adoption” ma, soprattutto resta la legge Cirinnà che è il vero obiettivo dell'ala cattolica più conservatrice della maggioranza. Matteo Renzi, che continua a restare alla finestra, lascia ai suoi la trattativa ma non manca di iniettare dosi di determinazione che supportano il lavoro del capogruppo Luigi Zanda da giorni sottopressione. Affossare l'intera legge e rimandare ancora una volta le unioni civili è l'obiettivo ufficiale della pattuglia centrista, ma stavolta il voto segreto rischia di trasformarsi in un boomerang per chi vorrebbe mettere in un cassetto la Cirinnà. La senatrice ieri si è data alla macchia e ha evitato di polemizzare con Grillo anche per evitare di perdere altri voti alla ”causa”.
 
Il ddl verrà quindi votato interamente da martedì senza mutilazioni e con tutti gli emendamenti e il gruppo del Pd a palazzo Madama mostra sufficiente compattezza malgrado le cautele di Giorgio Tonini e gli affanni di Zanda che continua a cercare una possibile mediazione con i centristi. L'intesa non sembra però possibile e Renzi ne è convinto vista l'insistenza con la quale si chiede di rinviare il testo in commissione. Alle osservazioni di merito si sommano molteplici giochi politici di coloro che in realtà hanno poco o nulla interesse al contenuto del testo e pensano di poter infliggere una sconfitta al Pd renziano aprendo un nuovo fronte interno con la sinistra.

SPONDA
Arrivare al voto in aula, dopo settimane di polemiche e di manifestazioni, è l'obiettivo minimo che a Renzi interessa portare a casa per dimostrare, da segretario del Pd, di averci almeno provato. A differenza di Grillo che, secondo alcuni stretti collaboratori del premier, «dà ai suoi libertà di coscienza cercando di far saltare l'intera legge». Contro il gioco di Grillo che «fa la sponda ad Alfano» si è scatenato il web e la sollevazione dell'elettorato grillino impone persino a Luigi Di Maio di rinviare a «nei prossimi giorni» un giudizio sulla legge che invece è stato dato ad ottobre di due anni fa nella consultazione online che riguardava anche l'adozione del figliastro.

Per evitare che il voto in aula si trasformi in una roulette russa, martedì mattina Rosato e Zanda si incontreranno di nuovo per fare il punto sui numeri e dare indicazioni precise sugli argomenti dove è permesso il voto di coscienza. Arrivare alle unioni civili anche senza la ”stepchild adoption” sarebbe per il Pd renziano un risultato importante e reso ancor più prezioso dal passo indietro grillino e dalla volontà dell'ala cattolica più conservatrice di affossare tutta la legge. L'eventualità di una crisi di governo, a seguito dell'uscita di Area popolare dal recinto della maggioranza, non impensierisce Renzi che la ritiene un'ipotesi del terzo tipo che sembra impensierire solo il centrista Fabrizio Cicchitto da tempo in dissenso, sul tema, con il suo partito.

COLPI
A compensare i quattro senatori grillini contrari alla legge Cirinnà ci sarebbero, secondo i conti fatti al Nazareno, una buona pattuglia di azzurri e di leghisti da tempo in polemica con il capogruppo Gian Marco Centinaio che nei giorni scorsi ha trattato con il Pd il ritiro di cinquemila emendamenti in cambio del ritiro dell'emendamento ”canguro” presentato dal senatore Marcucci.

Da martedì la battaglia si sposterà in aula e non sono esclusi altre polemiche a colpi di regolamento. Per chiudere la vicenda quanto prima e limitare i voti segreti serviranno altri ”canguri”.

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