Toti: «In Forza Italia cattivi suggeritori. Un errore temere il Carroccio»

Toti: «In Forza Italia cattivi suggeritori. Un errore temere il Carroccio»
di Marco Ventura
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Lunedì 26 Marzo 2018, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 12:46

«Sarà un caso ma quando succede qualcosa di buono vengono tutti qui a Genova. Forse perché a funzionare è il modello Liguria. Prima è venuto Salvini, poi il nuovo e primo presidente donna del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. L'ho trovata determinata, contenta, emozionata C'è un clima generale di ottimismo, anche se siamo ancora molto lontani dal poter ragionare sul tipo di governo». È reduce dal pranzo con la seconda carica dello Stato il presidente della Liguria, Giovanni Toti. «Sono felice che sia venuta ad ascoltare il figlio, direttore d'orchestra al nostro teatro Carlo Felice». Toti rivendica il modello Liguria, per il centrodestra come per il governo. Un modello all'insegna dell'unità e della mediazione, nel solco dell'insegnamento del mediatore e catalizzatore dell'unità per eccellenza, Silvio Berlusconi.

CRITICHE
Ma nelle parole di Toti ci sono anche dure critiche ai «cattivi suggeritori» di cui il Cavaliere sarebbe attorniato. «A volte è perfino difficile parlargli al telefono», dice. «In Liguria abbiamo rimesso insieme il centrodestra, com'era giusto e come Berlusconi ha sempre fatto, qui abbiamo vinto più che da qualsiasi altra parte in Italia, conquistando l'80 per cento della regione. Ricucendo tra Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia e prendendo anche Noi con l'Italia». Il futuro della coalizione per Toti è «una federazione o il partito unico». Parte della stampa e soprattutto «parte del mio partito ha messo un impegno speciale a contrapporre le mie posizioni a quelle di Berlusconi, ma la contrapposizione in realtà è tra me e loro». Nella crisi del Senato è stato Berlusconi, sottolinea il governatore ligure, a dimostrarsi «ragionevole, lungimirante e moderato, in poche ore ha rimesso insieme i cocci della coalizione, Salvini da parte sua ha salvato la situazione con un'accelerazione salutare, altrimenti staremmo ancora lì a votare». Ma con chi se la prende Toti?

«Con quelli che stanno all'ombra di Berlusconi pur non avendo alcun consenso personale e preferiscono gestire il declino invece di rilanciare il partito a rischio delle proprie poltrone. Gli stessi che hanno pensato di fare le liste senza consultare la classe dirigente che ha vinto di più in questi anni». Quella in Liguria, per esempio. «C'è chi come Berlusconi ha costruito storie di successo e chi invece, una classe dirigente che da qualche anno preferisce chiudere gli spazi, ragiona con la semantica del complotto e tradimento e evita di confrontarsi apertamente». Cattivi suggeritori. Nomi e cognomi? «Ce n'è stata una lunga schiera. Tutti mi tacciano di amicizia con la Lega. Collaborazione che io rivendico: col mio amico Salvini, con Rixi segretario regionale, coi governatori leghisti. Un'amicizia fatta di tante battaglie condotte e vinte insieme senza che io abdicassi alla mia area culturale. Con gli alleati abbiamo punti in comuni ma non siamo identici, se lo fossimo saremmo inutili gli uni agli altri».
E adesso? «Tutti insieme anche con Giorgia Meloni il cui ruolo non va sottovalutato nel fare opera di ricucitura e mediazione, avendo a cuore l'unità della coalizione. Dobbiamo trovare i voti in Parlamento per il governo Salvini che proporremo a Mattarella. E poi Forza Italia deve riflettere su cosa vuol essere domani».

ARIA NUOVA
La Federazione o il partito unico non equivale a «consegnare FI alla Lega o che la Lega inglobi FI. Forza Italia non deve avere paura di confrontarsi con la cultura leghista, ma aprirsi a spazi di democrazia, smettere di dire che chiunque dissenta è una quinta colonna dei rivali. Bisogna valorizzare i talenti amministrativi. È normale che non siano stati candidati alcuni europarlamentari solo perché erano antipatici a qualcuno? O gli assessori della Liguria con cui abbiamo vinto, o alcuni consiglieri locali, o che i coordinatori regionali non vengano scelti con le assemblee? Per conservare gli spazi di potere di qualcuno?».

«Forza Italia - continua Toti nel suo ragionamento - ha bisogno di aria nuova per confrontarsi alla pari con la Lega e con gli altri partiti. Tutte scelte da fare sotto lo sguardo del fondatore, solo uno squilibrato metterebbe in discussione Berlusconi». Quanto al governo, Toti non è sicuro che si arrivi a una mediazione utile con i grillini. «Loro hanno dimostrato di avere messo i piedi per terra, sono scesi dall'astronave da cui giudicavano tutto in modo approssimativo e sommario, ma una cosa è nominare le istituzioni di garanzia, altra formare un governo. Il passaggio è pericoloso e strettissimo, non so neanche confessa Toti se le nostre visioni del mondo siano compatibili: reddito di cittadinanza e flat tax sono alternativi, bisognerà prendere delle decisioni considerando le compatibilità di bilancio. Poi loro sono giustizialisti e noi garantisti O si riesce a fare un governo politico che dia risposte di una qualche durata, oppure il capo dello Stato dovrà escogitare qualche geometria o stampella, un governo del Presidente che riporti il Paese alle urne e la legislatura sarà corta. Questo il bivio».

Nel frattempo ci sono tappe necessarie. Come la scelta dei presidenti e vicepresidenti delle Commissioni parlamentari. «Il dialogo è appena all'inizio. Si è cominciato a sperimentarlo sulle cariche istituzionali, spero che si approfondisca nella ricerca di un governo. La nostra coalizione ha la consapevolezza che ci deve andare insieme, unita. Poi i gruppi saliranno al Colle e indicheranno il candidato premier del centrodestra. Per il momento è certo solo che sarà Salvini perché oggi è lui il nostro premier in pectore». Quanto infine alle fronde e critiche interne a Berlusconi, come quella di Paolo Romani che ieri al Messaggero ha parlato di «minimo sindacale» ottenuto finora nelle trattative, il governatore minimizza: «Ci sta che dopo giorni di tensione, e dopo essere stati messi sulla graticola e sacrificati, lui che è amico, compagno di partito e persona di qualità come anche Anna Maria Bernini, sacrificati sull'altare di un braccio di ferro che non ha avuto molto senso, ci sta che il piede scivoli e prema sull'acceleratore o sulla frizione». E i malumori di Brunetta? «Vedremo, devo sentirlo, intanto lasciamolo riposare un po'».

 

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