Un format che il governo italiano insegue da tempo perché mette intorno ad un tavolo i paesi di testa dell’Unione con i due principali paesi dai quali provengono i migranti economici che ormai compongono la maggior parte dei flussi. Inoltre c’è la Libia di Serraj, e non Haftar, in rappresentanza del paese dalla quale partono i migranti e che da tempo insegue una sua stabilizzazione interna spesso compromessa da unilaterali iniziative.
Fermare il traffico di migranti partendo dai paesi che li originano è la linea sostenuta dall’Italia e che l’Europa fa propria nel documento conclusivo del summit dove si valuta positivamente il codice di condotta per le Ong e viene assicurato il sostegno ai progetti di sviluppo destinati ai paesi dell’Africa che originano i maggiori flussi. È per questo che a Parigi sono stati invitati anche il presidente del Niger Mahamadou Issoufou e il presidente del Ciad Idriss Deby Itno.
Nessuna novità sull’utilizzo dei porti dei paesi Ue dove far sbarcare i migranti in modo da alleggerire la pressione su Italia o Grecia. Sullo sfondo resta anche la questione della revisione degli accordi di Dublino che l’Italia, appoggiata dalla Germania, sollecita ma che viene vista come il fumo,negli occhi dai paesi dell’est Europa.
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