Sicilia, tornano i maxi-stipendi: nel 2018 un milione di euro in più

Sicilia, tornano i maxi-stipendi: nel 2018 un milione di euro in più
di Antonio Calitri
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Domenica 11 Febbraio 2018, 12:18
Per i 177 funzionari del parlamentino della Regione Sicilia, l'Ars, è saltato il tetto salariale che dal 2014 bloccava i loro stipendi a 240 mila euro lordi annui. E' questa l'unica certezza sulla trattativa incominciata all'inizio di gennaio sugli stipendi d'oro all'Assemblea regionale siciliana dove diversi dirigenti guadagnano più del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e qualcuno, dal mese scorso, è tornato a toccare i 340 mila euro l'anno, con un aumento secco di 100.000 euro lordi.
Com'é noto il tetto - imposto a tutti i dirigenti pubblici dal governo Renzi nel 2014 - per i dipendenti Ars doveva durare tre anni ed è scaduto a dicembre 2017.
Il neopresidente dell'Ars Gianfranco Miccichè aveva avvisato che la norma era scaduta ed era stato sommerso da una miriade di polemiche, prese di posizione della chiesa siciliana, trasmissioni tv nazionali, tanto che all'inizio di gennaio fu costretto a una repentina retromarcia e a spiegare che quello era un dato di fatto.

LA TRATTATIVA
Così diede mandato al deputato questore Giorgio Assenza di condurre una nuova trattativa per tornare ai tetti. L'obiettivo della trattativa doveva essere il ritorno alle soglie valide fino a dicembre 2017 ovvero tetto massimo di 240 mila euro per i dirigenti, 204 mila per gli stenografi, 193 mila per i segretari parlamentari, 148 mila per i coadiutori, 133 mila per i tecnici e 122 mila per gli assistenti parlamentari.
A tutelare i 177 dipendenti ci sono ben sette sigle sindacali che hanno stipulato una prima bozza d'intesa che - con un gioco delle tre carte - prevede il ripristino dei tetti ma anche importanti aumenti di stipendio. In che modo? Da una parte si accettano le somme previste dai tetti in vigore fino a dicembre 2017, il che fa scena verso l'opinione pubblica, ma poi si tengono fuori da questi limiti le indennità di compensazione, produttività e quelle di importo fisso e variabile, a partire da quelle per i turni di lavoro notturni e festivi.

Un cavillo che da solo, è stato calcolato, consente di far lievitare alcuni stipendi anche di 30 mila euro l'anno.
Per essere precisi se nell'ultimo triennio il tetto ha consentito alle dissestate casse della Regione un risparmio di circa tre milioni di euro, ora con gli extra fuori tetto si prefigura un aggravio di almeno un milione di euro l'anno.
Tutto bene, dunque? Macché. Un sindacato si è tirato fuori. Si tratta del Sada che chiede condizioni ancora migliori. Tanto è bastato per far andare su tutte le furie il mediatore Giorgio Assenza che ha garantito che «entro martedì si chiude. Basta perdere tempo». Di fatto però la sigla che si oppone può bloccare tutto.

Dal Sada spiegano di non essere contrari ai tetti ma che prima vorrebbero aprire dei tavoli tecnici per decidere i dettagli e nel frattempo mantenere la validità degli attuali stipendi che - finito il tetto triennale - sono già tornati ai vecchi livelli col risultato che per le sole buste paga di gennaio la Regione Sicilia ha versato ai 177 fortunati dipendenti dell'Ars ben 100.000 euro in più rispetto a quelle di dicembre.
Non solo. Secondo alcune indiscrezioni il tira e molla sindacale nascerebbe da un privilegio previdenziale che i dipendenti Ars vicini alla pensione vorrebbero mantenere: in pratica oggi possono chiedere di farsi calcolare nella pensione, per la parte retributiva, indennità fuori-tetto. Chi sta per andare a riposo, dunque, avrebbe interesse a bloccare il ritorno dei limiti per tenersi a vita l'assegno pensionistico maggiorato.
 
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