Sicilia, Cancelleri: «Vittoria di Musumeci contaminata, non lo chiamerò»

Sicilia, Cancelleri: «Vittoria di Musumeci contaminata, non lo chiamerò»
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Lunedì 6 Novembre 2017, 20:30
Solo a tarda sera Giancarlo Cancelleri si palesa al Comitato elettorale per raccontare la sua sconfitta e annuncia: «Non chiamerò il vincitore perché altrimenti avrei dovuto chiamare tutti quelli che hanno vinto» nelle liste che lo hanno sostenuto. Questa è una vittoria contaminata dagli impresentabili e dalla complicità dei media nazionali. Ed è contaminata da Nello Musumeeci che ha candidato gli impresentabili», dice ai suoi sostenitori. 

È l'epilogo di una giornata passata prima a casa, con i genitori, il fratello, la compagna Elena. Poi con Luigi Di Maio, suo sponsor e compagno di ventura. Il candidato sconfitto e il candidato premier M5S mangiano assieme ad alcuni membri dello staff lontano dal quartier generale. Studiano una strategia per addolcire un risultato amaro di fronte ai militanti. C'è infatti una differenza «emozionale» tra la reazioni di esponenti ed attivisti locali e i big del Movimento: perché se in prospettiva nazionale i 5 Stelle si dicono «soddisfatti», in Sicilia le stesse percentuali li mettono fuori dal governo. «Altri 5 anni all'opposizione è dura, abbiamo le mani legate», si rammarica un attivista della prima ora in tarda mattinata quasi scervellandosi su cosa, nella campagna trumaniana del M5S, sia andato storto.

Al Comitato elettorale, intanto è tutto un viavai di militanti, candidati locali, membri dello staff.
E la tv all'ingresso è quasi presa d'assalto al momento delle proiezioni. Poi, con lo scendere della sera, le speranze evaporano. «Non siamo riusciti a portare la gente al voto, bastavano 5 punti in più», spiega Vincenzo, di professione agente di commercio. È il fratello di Cancelleri, e a lui non resta che affidarsi all'orgoglio («ha preso 7-8 punti in più della lista, anche i nostri genitori erano contenti») e ad una confessione. «Ora lo posso dire, sono quasi contento sia andata così. Giancarlo non scende a compromessi e qui in Sicilia è difficile», osserva. Poi tocca al fratello «famoso» prendere parola. «Rallegratevi, siamo la prima forza», afferma, accolto dal boato dei militanti. Ma, una volta andato via dell'allegria resta ben poco. E una donna perfino si commuove, pensando a un governo che, almeno in Sicilia, resta solo un'utopia.
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