Governo: Salvini e Di Maio vice, l'ipotesi triumvirato

Governo: Salvini e Di Maio vice, l'ipotesi triumvirato
di Mario Ajello e Marco Conti
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Lunedì 14 Maggio 2018, 07:45
Sicuramente insieme e certamente al governo, ma il nome del presidente del Consiglio che guiderà l'esecutivo giallo-verde ancora non c'è e ieri sera non è stato fatto nella brevissima telefonata che Luigi Di Maio ha avuto con il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti. «Tutto pronto», sostengono in serata M5S e Lega che per due giorni hanno riunito le rispettive delegazioni negli uffici della regione Lombardia a scrivere il programma e a dividersi le poltrone ministeriali. Le riunioni vere, ma non decisive, si sono però tenute altrove. Salvini e Di Maio hanno infatti discusso - senza trovare una soluzione - prima nell'ufficio di commercialista di Buffagni e poi in un albergo, sul nome del possibile candidato a palazzo Chigi che dovranno dare oggi pomeriggio, o al massimo domani, a Sergio Mattarella.

L'ELENCO
Particolare non da poco che i due non riescono a mettere a fuoco ma che, nell'incontro che avranno al Quirinale, dovranno dire a Mattarella. Lista dei ministri e programma di governo sono infatti passaggi successivi. La prima compete proporla al presidente del Consiglio incaricato e non alle delegazioni dei partiti. L'elenco delle cose da fare ha invece una valenza tutta politica. Malgrado le rassicurazioni serali dei due leader le posizioni restano divergenti. Di Maio non disdegna palazzo Chigi ma Salvini resiste anche all'idea di comporre con il leader grillino un triumvirato con un premier terzo e loro due nel ruolo da vicepremier. Tre co-presidenti del Consiglio con il titolare che, oltre a trovarsi un programma già scritto, avrebbe talmente poca autonomia che potrebbe impensierire Mattarella, se non altro per il rischio paralisi dell'esecutivo. Resta comunque aperta la caccia al nome terzo che, seppur di poco, si restringe visto che sembra tramontare il tecnico come il non eletto. «O della Lega o del M5S», scriveva ieri il senatore M5S Elio Lannutti, rilanciando l'idea della staffetta. Salvini però non è d'accordo. La riabilitazione di Silvio Berlusconi ha stretto i margini di trattativa del Carroccio che non vuole ampliare il fosso che lo separa dal resto del centrodestra accettando Di Maio come premier. Giancarlo Giorgetti, il cui nome è tornato ieri, ha tutte le caratteristiche giuste per essere la figura terza, salvo una: è della Lega e non del M5S. Non è quindi un caso se nella notte è spuntato il nome di Riccardo Fraccaro, grillino, a suo tempo indicato come possibile ministro per i Rapporti con il Parlamento. Ieri sera Salvini ha negato l'idea di una rosa da portare al presidente della Repubblica, ma dietro la richiesta di salire al Colle insieme, emerge la difficoltà a proporre a Mattarella una soluzione secca che va dal tecnico d'area (sgradito al M5S), ai due leader con il ruolo da vicepremier (che non piace alla Lega). Una proposta, con opportune subordinate, può però servire ai due per non trovarsi spiazzati e dover accettare la soluzione proposta dal Quirinale. D'altra parte Salvini ha riaperto la trattativa con i grillini dopo il passo indietro di Di Maio su palazzo Chigi. Il leader del Carroccio, che lo aveva fatto da tempo, ha lasciato a Di Maio il compito di proporre un nome terzo che di fatto però non viene fuori e che soprattutto sia una via d'uscita in grado di passare il vaglio di Mattarella oltre che risultare gradita alla base pentastellata. Servirà quindi l'aria di Roma per risolvere l'affannosa quadratura del cerchio andata avanti tutta la notte dove sono circolati i nomi più vari e improbabili (dal rettore Gianluca Vago, all'ex ministro Tremonti), e che molto probabilmente proseguirà sino ad oggi quando dal Quirinale arriverà la convocazione. Molti meno problemi sembra avere la spartizione delle poltrone ministeriali che ieri si è intrecciata con la stesura del programma. L'ufficio del gruppo M5S al Pirellone, dove si sono riunite le due delegazioni, si è trasformato per due giorni nella sala Verde di palazzo Chigi. Dentro, e nei corridoi, una gara a piazzare il nome del ministro sopra il capitolo del programma. Salvo colpi di scena Di Maio andrà agli Esteri, Salvini agli Interni e il grillino Bonafede alla Giustizia. La Lega avrà l'Economia (Giorgetti), il Turismo (Centinaio), la Difesa (Bongiorno), l'Agricoltura (Candiani). Al M5S anche lo Sviluppo Economico (Siri), le Riforme (Crimi), Beni Culturali (Spadafora), Lavoro (Fioramonti), Sanità (Buffagni).
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