Ruby ter, si tratta per risarcire le ragazze costituite parti civili

Ambra Battilana e Chiara Danese
2 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Settembre 2018, 12:19
Sono in corso «trattative» tra i legali della senatrice di FI e stretta collaboratrice di Silvio Berlusconi, Mariarosaria Rossi, e quelli delle tre giovani parti civili nel processo milanese Ruby ter per arrivare a delle «transazioni» di risarcimento fuori dal procedimento. È quanto è emerso nell'udienza di oggi che è stata aggiornata, anche per questo motivo, al prossimo 14 novembre. Se le parti civili venissero risarcite potrebbero uscire dal processo.

È stato lo stesso legale di Mariarosaria Rossi, l'avvocato Salvatore Pino, a chiarire ai giudici della settima penale, davanti al quale sono imputati l'ex premier, la stessa Rossi e altri 26 imputati, tra cui anche Karima El Marhoug, che «stiamo provando a trattare per il risarcimento» alle parti civili, ossia Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil. In prima battuta, il difensore del leader di FI, l'avvocato Federico Cecconi, aveva già fatto presente ai giudici la necessità di un rinvio del processo «con la sospensione dei termini di prescrizione» per attendere che al dibattimento principale - con al centro versamenti per milioni di euro alle olgettine in cambio, secondo l'accusa, del silenzio o della reticenza sulle serate ad Arcore - venga riunito il filone ad agosto trasmesso da Torino a Milano e che vede imputati Berlusconi, sempre per corruzione in atti giudiziari, e Roberta Bonasia.

Tranche per la quale i pm milanesi hanno già chiesto il rinvio a giudizio. Il pm Luca Gaglio ha spiegato che la difesa di Berlusconi si è anche impegnata a rinunciare all'udienza preliminare per riunire i due filoni in breve tempo e l'avvocato Cecconi ha confermato. I giudici, dunque, hanno disposto un altro rinvio, l'ennesimo degli ultimi mesi, per esigenze di «economia processuale» per riunire i due tronconi. Un rinvio, hanno precisato, anche «utile per le transazioni in corso, come annunciate, per il risarcimento delle parti civili», ossia le testimoni chiave dell'accusa. Fuori dall'aula Imane Fadil ha spiegato ai cronisti: «Io mi aspetto giustizia, non voglio che lui vada in prigione, è anziano, e non mi auguro il carcere per nessuno». E ha affermato che «qua sulle aule scrivono che la legge è uguale per tutti, ma non è così, perché sono otto anni che siamo qui». Un riferimento alle lungaggini del processo Ruby ter, mai di fatto partito e rinviato per mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA