Roma senza classe dirigente: «Ora competenza e ricambio»

Roma senza classe dirigente: «Ora competenza e ricambio»
di Marco Ventura
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Martedì 13 Ottobre 2015, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 08:26
Per guardare bene dentro la disperazione di Roma, Walter Siti, scrittore, critico letterario, Premio Strega 2013, si è dovuto trasferire da due anni a Milano. Ha dovuto rivivere al contrario, lui emiliano, lo stupore della madre che «a Roma saliva sull’autobus, vedeva la gente che non faceva il biglietto e mi chiedeva: ”Hanno tutti l’abbonamento?”, io le dicevo che no, non vogliono pagare, e lei mi obiettiva: ”Ma se fanno così, l’azienda degli autobus fallisce”. Non c’è a Roma l’idea che se cade la neve ciascuno si prende la sua pala e spala davanti a casa sua, così poi le strade son pulite». È qui la radice dell’incapacità a esprimere una classe dirigente? Ieri il cardinale vicario di Roma, Vallini, ha chiesto alla città travolta da scandali e crisi politica una «scossa», auspicando la «formazione di una nuova classe dirigente nella politica».



LE BORGATE

Siti cita un proprio racconto, “Benvenuta Rachele”, su un candidato ex An in uno dei Municipi che diceva: «Qua per resta’ fascista bisogna farsi berlusconiani». Il fatto, secondo Siti, è che gli ex An erano molto presenti nella realtà sociale delle borgate: «Se chiudeva un asilo s’incatenavano con le mamme per farlo riaprire, se una vecchietta non riusciva ad avere i documenti andavano al posto suo a prenderli all’anagrafe». Eppure prevaleva l’impressione di una «scollatura forte tra il potere e ciò che accadeva nelle periferie con il loro abbandono culturale che ricordava Pasolini o prima ancora il Belli, la sfiducia verso il potere, l’indifferenza per i cardinali in carrozza, il senso perduto delle gerarchie per cui l’importante era che l’oggi andasse bene, al domani ci penserà Dio».



Il guaio è che non c’è mai stato un lavoro di «educazione di massa come la distribuzione del giornale porta a porta o le riunioni nelle case del popolo come al Nord». Un’utopia simile ai progetti di ricostruzione del Pd romano di Barca. «A un partito politico non servono molto gli intellettuali, ma l’auto-formazione di persone a contatto coi problemi reali: l’operaio, il pensionato, il ragazzo che non trova lavoro». Atro problema la carenza amministrativa, ci vorrebbero «scuole serie come in Francia». La lenta reazione, l’indolenza del pachiderma capitolino le sintetizza il politologo Marcello Veneziani. «Giudicando il malaffare a Roma che praticamente non ha avuto soluzione di continuità, l’impressione è che non ci sia mai stato un vero ricambio, che nonostante le spettacolari fratture degli anni ’90 a Roma non si sia mai usciti dal mal gestire, anche da parte del centrodestra ma per lo più del centrosinistra». Il risultato? «Roma è il paradigma del fallimento del ricambio. La Seconda Repubblica qui non è mai arrivata, siamo rimasti al Primo Impero. La speranza di cambiamento evocata da un uomo di Chiesa è quasi una virtù teologale, difficile calarla nella realtà concreta».



Il peccato capitale è la «parcellizzazione» per Marco Lodoli, scrittore e insegnante. «Le persone con qualità umane, professionisti bravi, danno il meglio di sé nel lavoro, non nella politica. Non è questo il momento in cui la gente si butta con spirito civico nella mischia e si fa in quattro. Manca la tensione sociale a spendere una parte di sé stessi per il bene collettivo». I ragazzi ai quali Lodoli insegna «non vanno nelle sezioni dei partiti dove una volta si formavano una coscienza politica e venivano formati, quel mondo è finito, quel po’ di idea politica la prendono dalla tv ma come disgusto, tiro del pomodoro, distacco: un mondo privo di seduzione, che vedono solo per schifarlo». Per Claudio Martelli, ex vicepremier, è anche un problema di uomini: «Dentro i partiti sembra essersi esaurita quella spinta propulsiva che per la verità c’era poco anche in passato, fatta eccezione per il primo Rutelli. Oggi la personalità romana più dotata è Giachetti, altro non vedo. Men che meno nel centrodestra. Mi piace Marchini, espressione del mondo economico imprenditoriale. Roma ha bisogno di una robusta personalità, di competenza amministrativa e voglia di misurarsi con l’amministrazione, perché il problema dei problemi è lì dentro». Roma una città frammentata, disintegrata.



COMPETENZA

Un richiamo alla competenza e esperienza viene da Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma: «Ci sono ragazzi preparati, ma non è sufficiente. Tutto veniva deciso da Marino, basta guardare come ha gestito la tassa di soggiorno, la chiusura dei Fori, la viabilità di Via Labicana senza ascoltare nessuno. Chi ha provato è stato fatto fuori». Rosario Cerra, presidente di Confcommercio Roma e Lazio, avverte il peso dello scarso ricambio generazionale. «Mancano gli elementi di rottura, e questo non è un bene perché non c’è crescita. Mi aspettavo una dinamica più consistente e un confronto più alto a livello culturale nella classe politica e nelle associazioni di rappresentanza. Il mio è un appello: si facciano avanti gli esponenti migliori della società civile. Si mettano in gioco».