Riina jr da Vespa a Porta a Porta, Maggioni: «Intervista da mafioso». Supervisore sui contenuti

Riina jr da Vespa a Porta a Porta, Maggioni: «Intervista da mafioso». Supervisore sui contenuti
5 Minuti di Lettura
Giovedì 7 Aprile 2016, 19:11 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 11:13

«Non l'ho vista. Non l'ho voluta vedere». Così Luca Lotti, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri e uno degli uomini più vicini al premier Matteo Renzi ha risposto a Catania ai giornalisti che gli chiedevano di commentare l'intervista al figlio del boss Totò Riina, Salvatore, a Bruno Vespa e andata in onda a Porta a porta mercoledì sera su Rai 1.

«Il servizio pubblico può affrontare tutto ma il punto sta nel modo in cui lo fa e nelle riflessioni del giorno dopo ci sono molte cose che ritengo insopportabili: dall'inizio alla fine Salvo Riina ha dato una intervista da mafioso». Lo ha affermato, ascoltata dalla commissione Antimafia, il presidente della Rai Monica Maggioni che ha poi sottolineato però che «la Rai non è appiattibile su un personaggio. La Rai è un'azienda che ogni giorno si dà da fare nella lotta alla mafia e nessuno delle 13mila persone che lavorano in questa azienda ha un atteggiamento incerto rispetto a questo».

«Non sono stati fatti pagamenti. Le domande sono state fatte in libertà e la liberatoria è arrivata alla fine», ha detto poi il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto sempre davanti alla Commissione Antimafia.

«Non posso sentir dire in quest'aula che Bruno Vespa è portavoce della mafia. Ho impiegato anni a mettere le parole al loro posto. Questa definizione è inaccettabile», ha rilevato ancora Maggioni replicando alle affermazioni di Lucrezia Ricchiuti del Pd.

«La Rai ha chiarito che non c'è niente da riparare», ha commentato Vespa. Il giornalista lo ha sottolineato, intervenendo subito dopo il ministro dell'Interno Angelino Alfano, durante la registrazione della puntata che andrà in onda stasera. Vespa ha poi precisato di «non essere qui per partecipare a una trasmissione riparatoria», rispetto a quella andata in onda ieri con Riina jr.

«Voglio sgombrare subito il campo da un dubbio: non c'è negazionismo in quello che noi facciamo - ha rimarcato Maggioni, replicando alle critiche del presidente Rosy Bindi -. E lo dimostra la programmazione che portiamo avanti da decenni. Quanto a quello che poi è accaduto ieri, da giornalista capisco l'attrazione verso la storia. Da presidente, però, guardo agli obblighi del servizio pubblico che deve svilupparsi nella sensibilità e nell'attenzione. La ferita mafiosa in Italia non è parte del passato ma è il presente e per i giornalisti del servizio pubblico la vittima e l'aguzzino non avranno pari dignità di racconto. Non è possibile che questo accada nel servizio pubblico quindi nel percorso che si sta facendo e che è ancora in via di compimento penso che valga la pena dilatare i tempi del processo decisionale». Insomma, ribadisce la presidente della Rai, «il come delle cose è fondamentale».

«Questa è una fase di transizione, prima abbiamo deciso di occuparci della informazione giornalistica in senso stretto, cioè delle testate, e poi dal primo settembre bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano. Da quel momento si dovrà decidere insieme», ha poi sottolineato Campo Dall'Orto, spiegando che dopo l'ospitata dei Casamonica a Porta a Porta e i fatti di Parigi, «è nata la decisione di istituire la direzione per l'informazione. Non è più pensabile distinguere l'informazione dall'infotainment». Il dg ha ricordato che il direttore Carlo Verdelli è in carica da circa tre mesi e si è quindi «in una fase di transizione». «In questo caso - ha detto Campo dall'Orto - Verdelli ha preso una decisione su un contenuto che si è trovato sul suo tavolo, domani bisognerà agire all'origine sulla scelta di cosa fare o non fare».

«La chiusura della vicenda »Porta a Porta« non può consistere nell'invenzione della figura di un supervisore a priori dei contenuti giornalistici, in chiara violazione della legge e del contratto collettivo di lavoro», è la replica in una nota congiunta del segretario generale e del presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e del segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani.

«Riina jr è stato reticente e omertoso, ha raccontato menzogne e ha mandato messaggi pericolosi e inquietanti senza essere contrastato dal conduttore», ha detto Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, nell'audizione ai vertici Rai. «Quell'intervista - ha proseguito - ha prestato il fianco al negazionismo e al riduzionismo del fenomeno mafia, e non sappiamo se quelle parole siano indirizzate ai clan o anche minacce versoi pentiti». 

«Abbiamo chiesto spiegazioni, perché se il presidente del Senato deve dare prima la liberatoria e Riina la dà dopo qualche spiegazione ci deve essere data. Io firmo sempre prima quando vado in tv, mai dopo. Le liberatorie si danno sempre prima perché altrimenti si lascia il pallino in mano a chi la deve firmare dopo», ha poi aggiunto Bindi, rispondendo a margine della audizione dei vertici Rai a una domanda sulla liberatoria data da Riina jr solo al termine dell'intervista con Vespa.







 

© RIPRODUZIONE RISERVATA