Legalità e garanzie/ Solo il rigore sui migranti può evitare nuovi schiavi

di Marco Gervasoni
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Mercoledì 8 Agosto 2018, 00:00
Il colore rosso dei pomodori sparsi nelle strade del foggiano appare come una metafora del sangue degli stranieri che, in larga anche se non esclusiva parte (sfruttati sono anche molti italiani), lavorano al di sotto dei minimi livelli di dignità e di umanità. Su questo nessuno avrà da obiettare. 

I due incidenti stradali che hanno ucciso sedici braccianti immigrati in pochi giorni non è infatti da sottovalutare come una casualità. Per questo hanno fatto benissimo il premier Conte a recarsi in quei luoghi che, casualmente, sono anche quelli della sua nascita, e ancor meglio il ministro degli Interni Salvini a presiedervi un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, attivato sempre in situazioni di notevole gravità. Premier e vice premier si sarebbero condotti probabilmente allo stesso modo anche se i lavoratori morti fossero stati italiani: il problema è infatti il caporalato e le condizioni indegne di lavoro che questo porta con sé. Ma i braccianti coinvolti erano immigrati. E questo ci deve far riflettere, e soprattutto dovrebbe far pensare chi si oppone a una severa ma giusta politica di controllo dell’immigrazione. Che cosa ci dicono gli incidenti del foggiano? Prima di tutto che larghissima parte dell’immigrazione anche regolare è da noi composta, diversamente da quella di altri paesi come la Germania, di forza lavoro di bassa e bassissima qualificazione.

Immigrati per i quali la presenza italiana è tutt’altro che stanziale, una parentesi, che può essere anche molto lunga, con l’obiettivo un giorno di partire in un altro paese d’Europa - per questo il luogo comune che vuole gli immigrati «pagarci le pensioni» andrebbe quanto meno ridimensionato. Questo fenomeno porta con sé un’altra conseguenza. Potendo contare sempre su forza lavoro a bassissimo costo, gli imprenditori agricoli non saranno mai spinti ad investire e a modernizzare un settore che, invece, potrebbe essere un fattore di forza per la nostra economia. Ma il sangue sulle strade foggiane ci mostra soprattutto il nesso tra immigrazione fuori controllo ed espansione della clandestinità da un lato e aumento del caporalato dall’altro.
 
Non sempre il senso comune è nel giusto, ma in questo caso sì: tutti capiscono infatti che più aumenta l’immigrazione, e soprattutto quella irregolare, più si moltiplicano coloro che la sfruttano, più si incancreniscono le situazioni al limite dello schiavismo. Se, come pare, la maggior parte degli immigrati morti erano regolari, e questo non ha risparmiato loro la condizione di schiavi, immaginiamoci quelli che, irregolari, sono ancora più alla mercé degli sfruttatori. Questo dovrebbe far riflettere i sostenitori degli sbarchi, degli appelli umanitari, delle magliette rosse. <HS9>L’etica della convinzione li spinge ad aprire le braccia ma l’etica della responsabilità dovrebbe fare loro capire che, una volta sbarcati, gli immigrati spesso finiscono in un mondo bestiale, fatto di caporalato, ma anche di prostituzione, di criminalità, compresa quella delle mafie, di morte. E più gli irregolari aumentano, più alle istituzioni e alla polizia è difficile reprimere fenomeni criminali le cui prime vittime sono gli stessi immigrati.

Appellarsi solo a leggi draconiane e all’etica individuale serve a ben poco. Come noto, più le leggi sono feroci più è difficile farle rispettare: se poi dovessero essere applicate con rigore militare, potrebbero stroncare il settore agricolo. Quanto al richiamarsi all’etica individuale, al buon cuore, purtroppo l’Italia, come tutto il mondo, è abitata in prevalenza non da santi ma da demoni. Demoni che, in molti casi, albergano anche nello stesso mondo degli immigrati: spesso sono proprio alcuni di loro (vedi il caso scafisti) a sfruttare quelli che si trovano più in basso. 

Chi vuole che agli immigrati siano riservate condizioni umane dovrà allora smettere di strepitare contro la ricerca di soluzioni politiche per regolare l’immigrazione. E cominci, piuttosto di indignarsi e di gridare al razzismo a ogni pie’ sospinto, a suggerire soluzioni. Altrimenti le prime vittime del nuovo schiavismo saranno, come sempre, gli stessi schiavi.
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