Scuola, Renzi contestato dai precari. Il Premier: «Fidatevi, da qui riparte l'Italia»

Scuola, Renzi contestato dai precari. Il Premier: «Fidatevi, da qui riparte l'Italia»
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Domenica 22 Febbraio 2015, 13:12 - Ultimo aggiornamento: 13:25
«Lo so che gli addetti ai lavori non ne possono più e non si fidano della politica. La frustrazione degli annunci fatti cui non è corrisposto un impegno porta gli insegnanti a non crederci e questa è una partita difficile». Ma la responsabilità «è far ripartire l'Italia dalla scuola». Così il premier Matteo Renzi all'iniziativa Pd sulla scuola. Non appena presa la parola il premier è stato contestato da alcuni insegnanti presenti: «Fateci parlare»,«Abbiamo diritto di dire la nostra. «Sono un insegnante precario,anch'io sono iscritto al Pd e voglio dire la mia davanti a tutti» spiega uno dei contestatori, aggiungendo che quello che sta andando in scena oggi «è solo demagogia».



«Tutto ciò che abbiamo fatto, le riforme, sono fondamentali - afferma il premier - e ci aiuteranno a cambiare per i prossimi anni e mesi. Ma il discorso politico è che se si vuole mettere in moto il Paese per i prossimi 30 anni serve una riflessione sul capitale umano, sulla scuola e la ricerca».



«L'idea che il governo fa la riforma passando sulle teste degli insegnanti è quanto di più lontano ci

sia. Non è vero che non abbiamo ascoltato gli insegnanti, questo è falso. Chi viene qui a fare le pagliacciate per prendersi uno spazio in tv, glielo diamo ma chiaramente noi stiamo facendo un'altra cosa».



E poi parla del terrorismo: «I terroristi non usano le zattere, non arrivano attraverso le zattere»: coloro che hanno compiuto i recenti attentati «sono usciti dalle scuole europee e sono cittadini europei che non hanno trovato nella scuola l'integrazione, l'educazione e il confronto».



E dopo la Rai «La riforma della scuola da sola non basta, è solo l'inizio del percorso: senza la riforma della Rai, che non vuol dire cambiare palinsesti o il vice capo redattore, come straordinario motore identitario del Paese, noi non siamo nelle condizioni di fare alcun investimento sull'aspetto educativo».
Lo ha detto Matteo Renzi parlando a 'La buona scuolà e confermando l'intenzione di intervenire a breve sulla Tv di Stato. «Accanto alla riforma della scuola sia chiaro che riformeremo la legge del sistema radiotelevisivo», ha spiegato il premier, sottolineando: «Se dici che la Rai è una cosa identitaria e culturale non può essere disciplinata da una legge che si chiama Gasparri. La cambieremo».