Renzi: da lunedì al lavoro sul caso Roma. Pressing da sinistra per una super-giunta

Renzi: da lunedì al lavoro sul caso Roma. Pressing da sinistra per una super-giunta
di Simone Canettieri
3 Minuti di Lettura
Sabato 13 Giugno 2015, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 08:40
«Prima i ballottaggi, poi il caso Roma». Matteo Renzi aspetta di vedere come andranno domenica i secondi turni nei 78 comuni chiamati al voto, poi da lunedì metterà la testa sulla Capitale. Il premier e segretario del Pd sa che è costretto a inventarsi qualcosa, a «scartare», come dicono i suoi luogotenenti romani. La mossa è complicata. Appena è scoppiata la seconda fase dell'inchiesta il sindaco Ignazio Marino è stato subito blindato dal Pd, che gli ha detto di «andare avanti» e dal Governo che gli ha ribadito «piena fiducia». Ma più passano i giorni e più la paura che l'inquilino del Campidoglio esca sempre più indebolito da questa vicenda c'è. Il ritorno alle urne viene smentito da tutti gli uomini di Renzi: ipotesi impraticabile sotto il Giubileo e dagli esiti imprevedibili, visto il morso del M5S. «E anche vero che andare avanti così è difficile e lo sa anche Matteo: c'è il rischio di lasciare una città allo stremo per troppo tempo con un sindaco costretto a parlare sempre e solo di Mafia Capitale», ragionano autorevoli esponenti della segreteria nazionale del partito.



LA SUGGESTIONE

In queste ore sta prendendo sempre più piede nella minoranza del Pd e anche in Sel, che governa con Marino, l'idea dell'«azzeramento». E cioè varare una super giunta della legalità composta da cinque, massimo sei assessori che puntellerebbero Marino. Nomi di spessore nazionale e in prima linea nella lotta alla criminalità. In questo scenario Alfonso Sabella, l'ex pm antimafia dallo scorso dicembre in Campidoglio, sarebbe il numero due. E cioè il vicesindaco. Un dream team composto da «teste» in grado non solo di parare i colpi dell'opposizione su Buzzi e Carminati, ma anche di avere una visione della città, che «finora è mancata, al di là di Mafia Capitale». La suggestione non dispiace nemmeno a Nichi Vendola che brutalmente ha detto: «Servono scelte radicali e comprensibili, scelte di risanamento sociale oltre che morale, o meglio chiudere i battenti e tornare alle urne. L'unica cosa che non si può fare è il galleggiamento, perché nel frattempo Roma rischia di affogare». E come Nichi il rosso la pensano anche Gianni Cuperlo e Stefano Fassina. Questa idea però non piace a Matteo Orfini, che è presidente del Pd nazionale e commissario di quello romano. Il suo timore è che anche questa operazione possa essere percepita come un indebolimento di Marino. Soprattutto perché il diretto interessato si sentirebbe subito commissariato dal Pd.



L'AGENDA

Renzi si è preso 48 ore di tempo per decidere la strategia, sperando nel frattempo di aver messo la bandierina sulle città chiamate al ballottaggio, a partire da Venezia. Una strategia, quella del premier, che dovrà essere all'insegna del movimento, dopo un primo momento di muro. Gli indizi su come vorrà procedere «Matteo» saranno nero su bianco. E cioè si potranno leggere nel testo della delibera sul Giubileo che il consiglio dei ministri varerà la prossima settimana. Renzi è molto attento al messaggio che può uscire da questa vicenda: il Governo sbloccherà 500 milioni di euro, anche se si tratta di fondi comunali, ma darà i poteri di coordinamento della macchina al prefetto Franco Gabrielli. Da una parte farà vedere di puntare sull'evento, dall'altra farà capire all'opinione pubblica che il Comune di Roma sarà affiancato e supervisionato nella gestione dell'Anno Santo. In mezzo: un piano per salvare il salvabile e rilanciare Marino, mai così legato all'inquilino di Palazzo Chigi.